“Thanks for Vaselina”, al Teatro dell’Orologio la Carrozzeria Orfeo
Review Overview
Interpretazione
6Regia
5Drammaturgia
5Una commedia amara presentata senza lubrificante
La coltivazione e lo spaccio internazionale di marijuana, un padre transessuale alla mercé di una setta religiosa, una ragazza cicciona che si prende sessualmente cura del fratello down ospite della peggiore tv spazzatura, una madre che ha perso tutto a causa della dipendenza dal gioco e costretta a fare da badante alla prozia, un idealista che si rivelerà un ipocrita e un truffatore, la denuncia hippy contro le multinazionali, la ghettizzazione del diverso, la critica ai giovani schiavi della tecnologia incapaci di emozioni non mediate, l’amicizia tradita, l’incomunicabilità in famiglia, il suicidio, l’amore perso e ritrovato.
Thanks for Vaselina racconta troppo. Lo spettacolo oscilla tra la difficoltà di colpire fino in fondo e la volontà di mostrare un girotondo di anime perse nel corso di una lunga ora e mezza. La fuga dell’idealista traditore che non matura ma accade, l’apparizione notturna (un sogno premonitore?) del padre transessuale, la festa nella tenda idroponica, il concerto per cucchiaini e tazzine, una performance – a dire il vero bellissima – sembrano indizi dell’indulgenza registica nel non governare un testo ipertrofico. Una teoria di personaggi e di storie sviluppati distrattamente ma così densi da sembrare perfetti per fare di questo pezzo il numero zero di una serie.
Va detto che il pubblico si diverte tanto, anche grazie a ripetute gag come lo scocciatore telefonico delle offerte internet e l’aroma del deodorante per interni, che la bravura dell’attrice Beatrice Schiros dona ritmo e pathos alla pièce, e che il profumo (certo non di papaya e tanto meno di rosmarino…) che circola tra il palco e la platea rende tutto più piacevole.
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