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Cinespresso | April 27, 2024

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“Dall’alto di una fredda torre” al Teatro Argot Studio

“Dall’alto di una fredda torre” al Teatro Argot Studio
Redazione
  • On 25 gennaio 2015
  • http://www.cinespresso.com

Review Overview

Interpretazione
8
Regia
8
Drammaturgia
8

Rating

Nel microcosmo di una famiglia si instaurano dinamiche e conflitti che accompagnano i protagonisti nel difficile percorso di un'amara decisione. Spesso scegliere può essere così penoso da lasciare che il caso decida per noi. Tutti gli elementi della messa in scena sono presenti in maniera fluida ed efficace per rendere la fruizione di questo spettacolo, un'esperienza emozionante.

Progetto Goldstein in collaborazione con Teatro Argot Studio e Uffici Teatrali. Un’esperienza a cui non bisogna rinunciare

A chi vuoi più bene a mamma o a papà? Quante volte da piccoli ci siamo dovuti sentir ripetere questa domanda? la cui risposta, nonostante la giovane età, è sempre stata quella più ovvia, più naturale, forse più giusta: “a tutti e due!”.

Ma se questo interrogativo ci venisse rivolto da adulti? Se dovessimo davvero scegliere chi dei nostri genitori salvare, chi – dall’alto di una fredda torre – buttare giù?

Questo è il dilemma che si trovano ad affrontare due fratelli, Elena e Antonio, dopo aver scoperto che i genitori, con l’identica probabilità con cui una stessa persona possa vincere al superenalotto due volte consecutive, sono stati colpiti nello stesso istante e allo stesso modo da una rara forma di malattia; può salvarli solo un trapianto di cellule staminali proveniente dai due figli, ma risulterà solo Elena, l’unica donatrice idonea.

Completamente immerso nella loro vita, il pubblico è disposto frontalmente sui due lati del palco, mentre la famiglia al centro, consuma un amaro pasto. Le portate scandiscono il tempo del dramma, prima si ride, si scherza, è facile intuire che, in questo nucleo famigliare, ogni membro ha un ruolo ben delineato a cui è impossibile non attaccarsi. I figli con difficoltà nascondono la tragica situazione, combattendo con la loro coscienza e i richiami etici dei dottori, decidono di non decidere.

Costante, lenta e inesorabile è la goccia che scende nelle teste dei protagonisti e che inonda fin nei precordi anche noi. Si arriva a tale condizione, in un crescendo di emozioni fatto di tragici silenzi e dialoghi serrati, il ritmo è incalzante, le luci, le musiche e i rumori, sono talmente efficaci da espandere e dilatare le percezioni del pubblico.

Il testo ben scritto da Filippo Gili, dopo Prima di andare via, ruota ancora una volta con maestrìa attorno al tema della famiglia e della morte, riuscendo a non rendere mai banali temi universali. La regia di Francesco Frangipane è sottile nel richiedere un’atmosfera e una recitazione naturalistica e, si avverte la presenza scenica di questi meravigliosi attori (Massimiliano Benvenuto, Barbara Ronchi, Ermanno De Biagi, Michela Martini, Aglaia Mora, Matteo Quinzi) così forte che appare necessario respirare insieme a loro.

Dall’alto di una fredda torre, è oggi uno splendido esempio di teatro che ha la capacità di riempire e svuotare l’animo dello spettatore e che, non a caso, ha registrato il sold out al Teatro Argot Studio durante tutte le serate della messa in scena. Un’esperienza a cui non bisogna rinunciare.

Miriam Larocca

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