Al Teatro Arcobaleno Roberto Herlitzka interpreta Casanova
- Miriam Larocca
- On 7 febbraio 2015
- http://www.cinespresso.com
Review Overview
Interpretazione
7Regia
6.5Drammaturgia
6.5Rating
Teatro Segreto presenta “Casanova”, in scena a Roma al Teatro Arcobaleno fino all’8 febbraio
“Aprite, aprite!” grida qualcuno, il sipario si apre e appare un vecchio galantuomo, stanco ma ancora in grado di dar forza alla sua voce e vivacità alle sue gambe. Si presenta come amico di Casanova, racconta di essere da tredici anni in Boemia, ospite obbligato nel castello di Dux, dove il conte di Waldestein gli ha assegnato il posto da bibliotecario.
Attorno a lui, cinque figure femminili (Marina Sorrenti, Franca Abategiovanni, Carmen Barbieri, Giulia Odori, Rossella Pugliese), un po’ bambole un po’ manichini che, agghindate con enormi parrucche, seducenti corpetti e ingombranti stecche di balena (costumi di Carlo Poggioli), fanno da scenografia animata ai suoi ricordi.
Lo spettacolo è costruito attorno a un impianto onirico in cui regna la dimensione possibile degli ultimi atti di vita di Casanova, un’invenzione di Ruggero Cappuccio, autore di una partitura drammaturgica che si muove fra i diversi tempi del racconto: l’arresto nel carcere di Venezia, la scarcerazione, gli amori, le malattie.
Per tutta la durata dello spettacolo assistiamo a un monologo/dialogo costruito sulla base di testimonianze reali tratte dalle memorie di Casanova; il protagonista non svelando la sua vera identità – pur da subito riconosciuta- e con l’uso della terza persona, sembra voglia cercarsi, ridefinirsi.
Il tentativo è quello di rigettare la “vecchia accusa di egoismo” secondo lui in realtà “mista a moralismo”, di riscattare la figura di un frivolo ammaliatore, sottolineando, invece, l’identità di un lucido scrittore, un uomo che ha amato sì le donne, ma ne ha incontrate meno di quanto si pensi e restandone incredibilmente incantato, “non si può sedurre se non si è prima stati sedotti”.
Sembra che la presenza scenica di cui è capace Roberto Herlitzka sia un po’ sacrificata dalla regia di Nadia Baldi che, pur rendendo bene l’atmosfera irreale, manca di ritmo mostrandosi monotona. Colpisce il disegno luci (Carlo Mastrogiacomo) che, forse volutamente, non fa risaltare i tratti di un personaggio alla ricerca di sé, concentrandosi maggiormente nel descrivere una dimensione rarefatta e impalpabile.
Le cinque attrici (una nel finale mostra anche le sue doti da acrobata – chissà poi perché), disturbano bene la coscienza con i loro rumori, le loro risatine e saranno ricordate, soprattutto, per le stridule urla fatte di “taglienti bemolle”.
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