The Babadook
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8Regia
8Script
7Anno: 2014 Durata: 92′ Distribuzione: Kock Media Genere: Horror Nazionalità: Australia Produzione: Causeway Films, Smoking Gun Productions Regia: Jennifer Kent Uscita: Unknow
Dopo vagonate di film su morti in decomposizione che ritornano per mangiarsi i vivi, ecco un horror psicologico che spaventa sul serio e che rielabora in maniera acuta e intelligente il mito dell’Uomo Nero
Amelia è una donna vessata dalla vita: è sola, svolge un lavoro emotivamente devastante, ha gravi problemi economici e suo marito è morto 6 anni prima lasciandole da crescere un figlio insonne, agitato, incapace di legare con i coetanei, violento e fissato con i mostri. L’iperattività del piccolo sta lentamente sgretolando la stabilità della donna sopporta tutto ma non riesce a tornare entro i margini della vita normale di cui ha un disperato bisogno. Una sera il bambino le porta un libro da leggere prima delle nanne: la storia del Babadook. Basta sfogliare poche pagine per comprendere che non è un libro adatto ai bambini e Amelia tenta di disfarsene, ma è troppo tardi. Quando l’Uomo Nero si trova alla tua porta, devi solo lasciarlo entrare perché “Non puoi liberarti di Babadook”.
È un vero piacere vedere come sia ancora possibile declinare alcuni topos della letteratura gotica in chiave psicologica e con una resa originale che scava nel profondo. Perché Kent, col suo “Babadook”, dà corpo ad un’interessante metafora che sembra argomento da rivista femminile, ma è una verità assoluta: covare paura e chiuderla a chiave in cantina contribuisce solo a dare corpo all’oscurità che prima o poi troverà un modo per uscire. La bravura è quella di riuscire a rendere questo con una regia minimale e senza eccessi, con la macchina da presa fissa sull’espressività dei volti che lentamente si svuotano d’umanità, fino al delirio.
Ottima la prova della protagonista Essie Davis che, grazie a un vera trasfigurazione anche fisica, mostra al pubblico la deriva verso la psicosi come non se ne vedevano da anni.
La fotografia fredda e priva di contrasti contribuisce a creare un atmosfera da brivido in una casa che non è nido familiare, ma solo prigione di ricordi e calderone di terrore atavico e mai irrisolto. Menzione speciale per l’uso sapiente e non ingombrante della stop motion una delle cose più terrificanti in assoluto di tutto il film. Poi dopo, a casa, si fatica a prendere sonno. Finalmente.
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