’71 di Yann Demange al #Tff32
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7.5Regia
7.5Script
7Anno: 2014 Durata: 100′ Distribuzione: Good Film Genere: Thriller Nazionalità: UK Produzione: Crab Apple Films, Warp Films Regia: Yann Demange Uscita: Unknow
Demange, già regista serie di culto “Dead set”, presenta un film a metà fra thriller e war movie ispirandosi ai conflitti socio-politici dell’Irlanda del Nord senza però schierarsi davvero per alcuna fazione
Gary Hook è un soldato britannico che serve con fiducia il proprio paese. Quando viene spedito in Irlanda del Nord per una perquisizione non ha la minima idea dello scenario che gli si presenterà davanti. La Belfast del 1971 è una vera polveriera e cova il cuore del conflitto fra protestanti filobritannici e indipendentisti cattolici e i (pochi) paramilitari britannici inviati a controllare la zona sono impreparati all’aggressività della popolazione, sobillata dagli estremisti dell’IRA. Quando un soldato inglese viene colpito a morte, l’esercito è costretto a battersi in ritirata lasciando la giovane recluta Gary dispersa in un territorio nemico che lo vuole morto.
Comincia così una caccia all’uomo in cui dovrà nascondersi e fuggire continuamente per salvarsi, ma la situazione peggiora ancora di più quando, casualmente, scopre che alcuni ufficiali del suo stesso esercito sono coinvolti in prima persona nella fabbricazione di ordigni che vengono usati negli attentati.
Scorre davvero sui fili dell’alta tensione l’ultimo film di Demange che, pur ambientato in un contesto storico fortemente politicizzato, non prende le parti di nessuno ma punta al cuore del problema reale che è alla base di molti conflitti socio-politici: chi ha interesse nel tenere viva una guerra fratricida destinata così a non finire mai? Demange propone un saggio paradigma di risposta, che viene riassunto dalle parole di Eamon, ex ufficiale medico irlandese in pensione:
“In questa lotta ci sono solo ricchi coglioni che comandano a stupidi coglioni di ammazzare altri poveri coglioni”
La presa di coscienza alla base di tutto si muove sul disincanto, sulla totale perdita di fiducia verso le istituzioni e le fazioni politiche che vedono i propri uomini solo come carne da macello da utilizzare per altri scopi.
Un film scritto in modo egregio che non lascia spazio alle facili retoriche che ne sminuirebbero il messaggio potente, esteticamente curatissimo e con una fotografia davvero efficace in grado di trascinare lo spettatore verso i claustrofobici condomini irlandesi, metafora d’un ambiente ormai socialmente blindato e marcio sono tutti i punti di vista. Piccola chicca: la favolosa e adrenalinica scena dell’inseguimento iniziale fra i sobborghi che ricorda da vicino quella di “Point break”.
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