Image Image Image Image Image Image Image Image Image Image

Cinespresso | April 24, 2024

Scroll to top

Top

No Comments

Tokyo Tribe

Valentina Zaccagnini

Review Overview

Cast
8
Regia
8
Script
7.5

Rating

Il regista Sion Sono dopo aver dominato la sezione "Rapporto Confidenziale" del Torino Film Festival nel 2011, con "Tokyo Tribe" si conferma come controverso e poliedrico artista cinematografico. Tratto dal manga di Inoue Santa, il suo spassoso musical adolescenziale è una potente metafora splatter e fracassona sulle schizofrenie della società giapponese.

Anno: 2014 Durata: 116′ Distribuzione: Tucker Film Genere: Musical, Drammatico, Sci-Fi Nazionalità: Giappone Produzione: NIKKATSU Corporation Regia: Sion Sono Uscita: Unknow

Sono sorprende ancora una volta il pubblico con un musical adolescenziale a base di sesso, yakuza e combattimenti all’ultimo sangue. Con una morale

Apertura in pompa magna per questa 32esima edizione del Torino Film Festival con “Tokyo Tribe” di Sion Sono. In una Tokyo proiettata in un futuro non ben definito, una manciata di gang rivali si spartisce il territorio portando avanti ogni sorta di traffico illecito e riuscendo a convivere per miracolo nella stessa città. Nessuno valica i confini dell’altra zona, pena l’esplosione d’una guerra civile.

La situazione esplode quando Merra, il trucido boss di Bukuro, quartiere a luci rosse della capitale, dopo aver subito (secondo lui) un grave affronto tende un agguato a Kai, boss della Musashino Saru, unica gang pacifica della città, per pareggiare i conti, distruggerlo e assumere così il controllo totale. Comincia così uno scontro senza esclusione di colpi fra improbabili e pacchiane cene di lavoro con altri boss, picchi di alto sadismo e morboso desiderio di vendetta. Dopo la carneficina di “Why don’t you play in hell?”, il regista nipponico declina quelli che sono ormai considerati suoi  topos – yakuza, sesso, humor nero e tanta violenza gratuita – per farne quello che nessuno si aspetta: un musical per adolescenti.

La storia si snoda su musiche composte da basi rap e hip hop giapponesi davvero notevoli che, raccontando le vicende grottesche e l’esigenza di rivalsa dei protagonisti, tengono lo spettatore incollato alla sedia facendolo ballare per quasi dure ore. Lo stile registico volutamente sopra le righe, eccessivo, chiassoso e estremamente cafone – e per questo super divertente – non è puro autocompiacimento ma è funzionale a dare corpo alla morale della storia: nella vita non contano le dimensioni, conta il cuore. Effetti CGI che strappano applausi e risate, ma davvero memorabile è la frecciata a Mr. Tarantino sull’ormai famosa tuta gialla da combattimento:

“…ma cos’è, Kill Bill, uh?” “…no, è Bruce!”.

Da vedere.

Submit a Comment