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Cinespresso | April 26, 2024

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Locatelli e Timi, “I corpi estranei”

Locatelli e Timi, “I corpi estranei”
Lorenzo Colapietro

Review Overview

Cast
5
Regia
5
Script
5

Rating

IL dramma della malattia e la solitudine ospedaliera vista con gli occhi di un padre. Mirko Locatelli presenta un film poco convincente e coinvolgente. Un grande attore che in questa pellicola non riesce ad emozionare.

Anno: 2013 Durata: 102′ Distribuzione: Unknow Genere: Drammatico Nazionalità: Italia Produzione: Strani Film, Officina Film, Deneb, Sae Institute Milano Regia: Mirko Locatelli Uscita: Unknown

Mirko Locatelli porta in scena al Festival del Film di Roma il dramma della solitudine e della malattia

Antonio è solo a Milano con il suo bambino, Pietro, affetto da una gravissima malattia: sono arrivati al nord per cercare uno spiraglio di salvezza. Jaber, quindici anni, vive a Milano con un gruppo di connazionali: è migrato in Europa da poco, in fuga dal Nord Africa e dagli scontri della primavera araba. L’ospedale sarà il loro punto di incontro, un luogo di anime perse in cerca di un miracolo e forse di un amico.

Chi sono i corpi estranei? Antonio e Jaber? Il tumore? La risposta è una delle gravi mancanze della sceneggiatura, le altre sono visibili in tutto il film. Mirko Locatelli cerca di farci provare il dramma della malattia, e la solitudine che si prova nelle corsie ospedaliere. Il problema è la mancata empatia con i personaggi del film, al quale non riusciamo proprio ad affezionarci. Il tentativo da parte di Locatelli di enfatizzare la solitudine riesce solo a creare enormi vuoti all’interno della pellicola. Ogni silenzio, ogni camminata solitaria, ogni puro momento di solitudine non fanno altro che appesantire il film allontanandolo sempre più dallo scopo di far provare emozioni.

Non aiuta nel processo emozionale il lavoro attoriale di Filippo Timi, di solito un attore di talento che nel ruolo di Antonio proprio non riesce ad entrarci. Inesistente il legame con il piccolo Pietro e ogni lacrima o momento di disperazione non riescono a risultare reali dando l’idea di un personaggio “finto” per il quale si riesce solo a provare indifferenza. Il discorso per il giovane Jaouher Brahim è differente, un esordiente con buona capacità ma con poca tecnica, quindi per quanto si sforzi non riesce pienamente a convincere nel ruolo del giovane Jaber.

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