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Cinespresso | April 27, 2024

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La meravigliosa sovversione di Blancanieves

La meravigliosa sovversione di Blancanieves
Francesco Di Brigida

Review Overview

Cast
8.5
Regia
8.5
Script
9

Rating

Struggente e meraviglioso. Gli elementi favolistici vengono spostati come in un puzzle e riordinati per una drammaturgia tutta nuova, che diventa la saga di una bambina allontanata a forza dalla sua famiglia.

Anno: 2012 Durata: 90’ Distribuzione: Movie Inspired Genere: Drammatico, Fantastico Nazionalità: Spagna, Francia Produzione: Arcadia Motion Pictures Regia: Pablo Berger

La favola dei Fratelli Grimm declinata a dramma familiare tra toreri, nanetti saltimbanchi e le cattiverie di una strega ereditiera, al cinema dal 31 ottobre

È un film muto, e in bianco e nero. Quindi è come The Artist? No. Uno spagnolo, l’altro francese, entrambi ambientati negli anni venti e con i cartelloni a sostituire le battute degli attori, ma i plot, le idee di fondo sono diverse quanto affascinanti in entrambi. Blancanieves è la riscrittura di Biancaneve nella Siviglia degli anni venti. Antonio Villalta (Daniel Gimenez Cacho) è un celebre torero paralizzato per l’incidente occorsogli durante una toreada, davanti agli occhi della moglie incinta, Carmen de Triana (Inma Cuesta), e di sua madre Doña Concha (Angela Molina). Dal parto prematuro nasce la piccola Carmen (Sofía Oria), mentre la madre muore per complicazioni. Inizia la vita della piccola con la nonna amorevole che le insegna la passione e la voluttuosità del flamenco, mentre il padre vive relegato con la malvagia infermiera Encarna (Maribel Verdù), che lo ha sposato dopo l’incidente per acquisirne l’agio economico.

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È una domanda sadica dell’infermiera/matrigna alla piccola Carmen, davanti al tipico secondo della cucina spagnola. Nel film ci sono la ricerca del padre nascosto alla bambina, i lavori pesanti e quelli da cameriera nella grande casa della matrigna ingrata, e l’incontro con Los 6 enanitos toreros, un gruppo di girovaghi che ambientano il loro circo nelle piccole corride e vaccade comiche organizzate nei paesi della Spagna. Rafita, Jesusìn, Juanìn, Manolìn, Josefa e Victorino accoglieranno la smemorata Carmen ormai ragazza (Macarena García) sul loro carrozzone, chiamandola Blancanieves. E il “settimo nano” sarà proprio lei, come talentuosa torera.

È un film struggente e meraviglioso. Gli elementi favolistici vengono spostati come in un puzzle e riordinati per una drammaturgia tutta nuova, che diventa la saga di una bambina allontanata a forza dalla sua famiglia. E Biancaneve non è l’unica favola alla quale lo sceneggiatore e regista Pablo Berger si ispira. C’è la fata, che è la splendida nonna di Angela Molina, mentre gli estenuanti lavori domestici imposti dalla matrigna/strega, nella tagliente interpretazione della Verdù sono alla Cenerentola. Ci sono la gallina, anzi il gallo – qui l’inseparabile compagno di Carmen è infatti Pepe – ma anche il campanello che l’accompagna nella favola originale. Meno magica di quella che aveva l’orco nel Fagiolo magico, ma elemento positivo fondamentale. C’è la zucca, che è il carrozzone dei nani. E poi la mela avvelenata. E il principe? Raccontarlo non sarebbe giusto.

Il ritmo è scandito dalla colonna sonora di Alfonso de Vilallonga. Una cascata di chitarre barocche, cajón (calda percussione tipica del flamenco) e battiti di mani. Sangue di un’opera pulsante sotto la pelle dei tessuti nei traje de luces – il costume da torero, ricamato con fili d’oro e d’argento – nella polvere della Plaza de Toros di Siviglia, come in quella della magione della matrigna. Montaggio e regia seguono i suoni andalusi facendo sembrare il film quasi un musical muto. E questo è solo il contorno tecnico estetico di un cast luminoso. Un gruppo di attori straordinari entrati nella favola e usciti dallo schermo per appassionare ed emozionare gli spettatori che avranno la fortuna di vederli.

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