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Cinespresso | April 26, 2024

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Nicolas Winding Refn, il candido regista della violenza 1/2

Nicolas Winding Refn, il candido regista della violenza 1/2
Francesco Di Brigida

Vi raccontiamo in 2 parti, l’incontro con la stampa del regista danese di Solo Dio perdona – Only God forgives, presentato al Festival di Cannes e in uscita in Italia il 30 maggio.

Si presenta puntuale e pacato Nicolas Winding Refn dopo la presentazione di Solo Dio perdona – Only God Forgives. Elegante e ordinato come un liceale agli esami di maturità ha parlato del suo cinema, delle sue ispirazioni, della passione per le donne e delle sue piccole ossessioni.  Di ritorno da Cannes il film è stato fischiato ed applaudito in egual misura dalla critica, ma il popolo del web lo ha incoronato miglior film della kermesse. Delle reazioni del pubblico della croisette ha trovato «molto bello leggere e capire tutto quello che le persone dicevano e scrivevano, quali fossero le loro idee, i significati e gli scenari che hanno dipinto. Io neanche li immaginavo lontanamente».

All’accostamento del suo stile a quello dei B-movie e degli Spaghetti Western il regista non si è tirato indietro dimostrando anzi ammirazione per questi generi. «Ma non essendo italiano non ho ritenuto di andare in Spagna a girarne uno» ha ammesso, «quindi ho deciso di andare a Bangkok e fare qualcosa che li richiamasse. E forse il titolo del mio film richiama un po’ Dio perdona e io no. Quello che mi piace molto degli Spaghetti Western, a  differenza di quelli americani, è che presenta una realtà un po’ più accentuata, più surreale, e al contempo hanno molto più sottotesto, da un punto di vista psicologico, di quanto non abbiano i classici film americani. E forse questo film è più italiano che americano».

Il dopo Drive è una discesa violenta e senza sosta nei caratteri personaggi, e alla domanda sugli uomini violenti, focus dei suoi film ha risposto sorridendo: «A me gli uomini non piacciono. Non mi piace quello che fanno. Dagli trip bar, al poker. Non bevo birra, non pratico sport. Non mi piacciono queste cose, ma mi piacciono le donne e quello che fanno.  Non so esattamente perché ho fatto questo film. Mi è piaciuto lavorare con Kristin Scott Thomas. Finisco per fare film sugli uomini perché sono un uomo. Prima o poi girerò anche film sulle donne, anche se per ora mi diverto moltissimo a realizzare film che parlano di figure maschili».

Dalla sala quando gli hanno fatto notare che nel nuovo film girato a Bangkok c’è anche molto di Akira Kurosawa non ha tergiversato. «Noi siamo figli di tutto ciò che vediamo. C’è sempre un canale che ci riporta. Mi piacciono Kurosawa, Suzuki,  Ozu e tutto il cinema asiatico, perchè è qualcosa che avverto come  alieno, estraneo. È come viaggiare nello spazio.  Mi piacciono anche registi moderni, ma non chiedetemi i titoli perché non li ricordo  mai! – Accompagnando una fresca risata ndr – Ecco, uno mi è piaciuto tantissimo, Tears of  black tiger, un western thailandese davvero fantastico».

Anche la libertà creativa è un elemento che sembra prevalere nelle opere di Refn, sia come sceneggiatore che come regista. E a tal proposito è andato avanti con le risposte alla stampa: «Sono stato molto fortunato perché ho sempre potuto godere di libertà creativa. Ed è anche una delle ragioni per le quali anche quando ero vicino a importanti accordi con grandi studios mi sono tirato indietro all’ultimo momento perché in cambio di soldi bisognava rinunciare alla libertà creativa. Ho sempre ritenuto invece che questa fosse più importante di quanti soldi ti possano offrire. Per il momento ho potuto fare tutto come volevo, ma forse un giorno sarò pronto a fare questo salto, sacrificare la libertà creativa per fare film di più ampio respiro. Le persone che cercano di influenzarti sono tante, così, portare avanti le proprie idee è come scendere in guerra».

Continua…

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