Kaori Ito al Brancaccio con “Plexus”
Review Overview
Interpretazione
9Regia
9Drammaturgia
9Nell’ambito del Romaeuropa Festival “Plexus” di Aurelién Bory con Kaori Ito al Teatro Brancaccio
Lei è lì subito presente in scena dinnanzi a un drappo di seta nero che si impone in proscenio. Ha uno stetoscopio in mano, lo percorre nervosamente lungo tutto il suo corpo, ne sentiamo i battiti convulsi, poi inizia a indietreggiare portando con sé il drappo da cui viene fagocitata. Un fascio di luce taglia in una diagonale il palco dal basso verso l’alto quando si svela un dispositivo scenico fatto di miglia di fili che determinano e condizionano la danza di Kaori Ito.
In questa foresta di corde visibili e invisibili si muove con una straordinaria padronanza del corpo e in maniera continuamente diversa a volte con movimenti sinuosi, altre con gesti robotici come fosse la protagonista di un videogame.
I tanti microfoni sulla scena permettono di catturare ogni movimento, il suono contribuisce a rendere vivo lo spazio, le luci lo disegnano e lo esaltano. Kaori ora ritrova il drappo che trascina faticosamente in senso circolare attorno a sé e, quando con questo riesce finalmente a ritagliarsi uno spazio suo, spicca il volo!
Non ci sono trucchi, né cavi, solo piedi, mani e un corpo che sfida le leggi della fisica. Al termine dello spettacolo durante “Appena fatto”, lo spazio di confronto diretto fra pubblico e artisti curato dalla Fondazione Romaeuropa e Rai Radio 3, si scoprono aneddoti e curiosità circa la preparazione di Plexus; dal pubblico arriva una domanda rivolta a Kaori: “Come si fa a volare?” E lei, salutandoci con uno splendido “BuonaseLa” e precisando con un sorriso di non essere quella della Philadelphia risponde: “È possibile!”. Non ci verrà mai rivelato ma dobbiamo crederci.
A conclusione dell’incontro mi avvicino al palco, osservo la scatola magica fatta da semplici corde di nylon di circa 2mm; è vera, esiste e inizio a mettere in discussione l’utilità della computer grafica…
Miriam Larocca
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