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Cinespresso | April 26, 2024

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Il maialino “insolito naufrago” in Palestina

Il maialino “insolito naufrago” in Palestina
Francesco Di Brigida

Review Overview

Cast
7.5
Regia
6.5
Script
9

Rating

Una piccola, deliziosa favola contro segregazione e intolleranza. Se il buon vino sta nella botte piccola, potrebbe essere proprio il film di cui andare a caccia. Anzi, a pesca.

Anno: 2011 Durata: 99’ Distribuzione: Parthénos Genere: Commedia Paese: Francia, Germania, Belgio Produzione: Marilyn Productions, Studio Canal, Barry Films, Saga film, Rhamsa Productions Regia: Sylvain Estibal Uscita: 19 Giugno 2014

Sbarca in Italia la commedia surreale “Un insolito naufrago nell’inquieto mare d’Oriente”. La storia di un uomo che pescando dalla sua barca trova un maialino vietnamita

Passato dall’inglese When Pigs Have Wings al francese Le Cochon de Gaza, il titolo della fantasiosa versione italiana soffia con ricordi di wertmulleriana memoria. Ma non abbiamo niente a che fare con Mariangela Melato o Giancarlo Giannini. Tantomeno con isole deserte e storie d’amore selvagge.

Jaffar (Sasson Gabai) pesca per vivere o meglio vivacchiare nella Striscia di Gaza. Il pesce è poco, e il controllo armato degli israeliani impedisce ai pescatori palestinesi di allontanarsi dalla costa fino alle acque più profonde e pescose, così dalle reti tirano su in abbondanza soltanto scarpe e ciabatte vecchie.

“Ma perché Allah mi ha mandato un maialino vietnamita?”

Lo strano miracolo arriva proprio con un suino nero e grufolante come il peccato che rimane impigliato tra le maglie in un mucchio della solita spazzatura presa dal fondale. Sylvian Estibal, giornalista e scrittore francese, per questo esordio dietro la macchina da presa ha ricevuto nel 2012 il César per la migliore opera prima. La geniale scintilla narrativa di Un insolito naufrago nell’inquieto mare d’Oriente mescola i muri e i controlli di una delle zone più ferite al mondo da intolleranze religiose e non solo con la commedia. E a questi aggiunge l’assurdità di un elemento malefico per l’Islam e vietato per l’Ebraismo, ma buffo e gustoso per l’occidente: un povero maialino sperduto in mare. Aggiungendo poi uno sviluppo commerciale per il povero pescatore costretto dagli stenti alla vendita sottobanco del seme suino a un’allevatrice ebrea, Yelena (Myriam Tekaïa), la favola comica di Jaffar prenderà pieghe sempre più assurde e comicamente drammatiche, o drammaticamente comiche.

“Allora fai finta che non mangi maiale, casco blu!”

Una piccola e irresistibile allegoria di Estibal si compie nella scena con il protagonista che parla da solo specchiandosi con un kalashnikov, come un certo De Niro tassista con la sua Smith & Wesson. Ma l’innocenza e lo spaesamento di un buono con un’arma in mano, circondato da uno stato di tensione sociale sempre sull’orlo di una guerra fa pensare anche a un più famoso toscano che anni fa vinse il penultimo Oscar italiano.

Questa piccola favola contro la segregazione e l’intolleranza si serve di una regia che nella cifra estetica non eccelle, prendendo gli scorci in maniera quasi documentaristica. Invece ha un soggetto straordinario con intorno una scrittura satiricamente vibrante a definire quel micromondo musulmano sotto la luce della speranza e della vita. Ciò che al contrario ogni Tg, visivamente e non, sembra negare per quelle zone dilaniate. Gabai, attore israeliano già spalla mujaheddin di Stallone in Rambo III, è perfetto nel ruolo dell’omino vittima degli eventi col cuore imprigionato come il suo popolo. Con lui Baya Belal, interpretando la moglie Fatima in momenti di costrizione con i soldati e di commedia con il marito e il buffissimo animale, offre un’interpretazione tutta concentrata nel nero dei suoi occhi.

Un insolito naufrago sarà distribuito in Italia in sole 20 copie dalla Parthénos, ma se il buon vino sta nella botte piccola, potrebbe essere proprio il film di cui andare a caccia. Anzi, a pesca.

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