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Cinespresso | April 20, 2024

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Gli Avenged Sevenfold infiammano il Rock in Roma

Gli Avenged Sevenfold infiammano il Rock in Roma
Martina De Angelis

A tre anni dalla loro ultima apparizione nella capitale, gli Avenged Sevenfold tornano al Rock in Roma con il loro nuovo album “Hail to the King”

Gli Avenged Sevenfold vengono spesso in Italia, ma erano tre anni che mancavano dalla capitale, esattamente dal Rock In Roma del 2011, che però non lasciò la band pienamente soddisfatta: “L’ultima volta che abbiamo suonato a Roma” – esordisce il cantante e leader Matt Shadows – “non eravamo in forma, né fisicamente né mentalmente per poter affrontare un tour. Ma ora siamo tornati e siamo pronti a suonare molto meglio e molto di più!”.

Un’esibizione, quella di ieri sera, che ha lasciato pienamente soddisfatti i fans accorsi da tutta Italia per godere della potenza di Shadows e compagni, con una performance di alto livello, perfetta e coinvolgente.

La scenografia è ridotta rispetto al solito palco utilizzato dai Sevenfold e che vede l’assenza di fuochi, fiamme ed esplosioni ad accompagnare i brani (cosa per cui Shadows non manca di scusarsi), ma l’impatto dell’enorme deathbat simbolo della band che troneggia sullo sfondo e della grande pedana centrale su cui domina la batteria è stato ugualmente forte. In un tripudio di grida e mani al cielo, con l’eccitazione palpabile che si avverte nell’aria caricata da una immortale “Back In Black” degli AC/DC la band fa il suo ingresso: oltre a Shadows, con il suo immancabile occhiale da sole, arrivano Synyster Gates e Zacky Vengeance con le loro chitarre, Johnny Christ che  imbraccia il basso con il suo solito atteggiamento ilare e infine il batterista Arin Ilejay, scelto a raccogliere l’eredità lasciata da Jimmy “The Rev” Sullivan (il compianto pilastro della formazione originale) e ormai membro del gruppo in tutto e per tutto.

Si parte con uno dei nuovi brani, “Shepherd of fire”, che galvanizza il pubblico al punto giusto in attesa dei successi più datati che tutti aspettano con ansia. La band è impressionata dalla quantità di gente presente e dal calore dimostrato sin dal primo accordo, e per farsi “perdonare” dello show di tre anni fa, annuncia che la scaletta della serata sarà più lunga e ricca del solito. Non si fa nemmeno in tempo ad esultare che la voce incredibilmente potente di Shadows attacca prima “Critical Acclaim” e subito dopo “Bat Country”, lasciando i fan letteralmente senza fiato.

La forza musicale del gruppo è incredibile, il suono della batteria penetra sottopelle e il pubblico è talmente carico che canta persino le melodie degli splendidi assoli di chitarra di Synyster Gates, eseguiti nella caratteristica posizione spalla a spalla con Zacky Vengeance: si procede senza un istante di pausa con altri due brani dell’ultimo album, “Hail to the King” e “Doing Time”, con la folla che canta a squarciagola.

Dopo un breve stacco la chitarra di Synyster annuncia uno dei brani più attesi, “Buried Alive”, una ballad che esplode poi in un finale ritmato da cui è difficile non farsi coinvolgere. A questo punto arriva l’ennesima sorpresa: Shadows, giunto il momento di eseguire l’unico lento in scaletta, regala uno dei pezzi più commoventi che il gruppo abbia scritto. Si tratta di “Fiction”, ultima toccante composizione scritta da The Rev prima della sua prematura scomparsa, una sorta di testamento le cui parole profetiche danno i brividi; Shadows, che oltre ad essere compagno di gruppo di The Rev era anche suo grande amico (come gli altri componenti del resto), si posiziona con l’asta al lato della batteria, in segno di rispetto, e quando durante il suo discorso commemorativo dal pubblico si alza il coro che inneggia al suo scomparso amico, sorride evidentemente commosso. Quando poi partono le note del brano, presentato assai di rado in concerto, la commozione arriva al cuore di tutti grazie al duetto fra il cantante e la voce di Jimmy Sullivan. E sulla frase più significativa cantata dalla voce di The Rev “I know you’ll find your own way when I’m not with you” (so che troverai la tua strada, quando non sarò più con te) nessuno si vergogna a mostrare gli occhi lucidi per l’emozione.

Il tempo di riprendersi è giusto un attimo, perché poi arriva un altro dei brani più famosi, quali “Nightmare” che viene cantata quasi per intero dal pubblico, “The Beast and The Harlot”, uno dei brani assenti nel precedente concerto, l’ultimo prima della prima pausa dedicata al talento di Synyster Gates: il suo assolo è coinvolgente, perfetto per dimostrare tutto il talento e il virtuosismo di un chitarrista eccellente nonché un grande intrattenitore, che non manca di interagire col pubblico mentre le sue dita viaggiano a velocità estrema sulle corde della chitarra personalizzata.

In un susseguirsi senza respiro della storica “After Life”, della nuova “This Means War” e dell’esplosiva “Almost Easy”, tutte caratterizzate dalla grande presenza scenica e dall’imponenza vocale di Matt, si arriva in un attimo all’ultima pausa prima del gran finale. Ed è veramente un finale coi fiocchi quello che i cinque californiani hanno preparato per i fan romani: l’entusiasmo è alle stelle quando parte uno dei brani più apprezzati della band, “A Little Piece of Heaven”, la storia di un amore macabro che è quasi una piccola opera rock; tutti cantano il pezzo nonostante la lunghezza (la versione in studio dura 8 minuti) e non mancano anche le risate quando Johnny Christ si presenta con un improbabile maglioncino rosso e verde che lo fa sembrare un folletto di Natale.

La conclusione è affidata ad “Unholy Confession”, uno dei pezzi storici della band, che saluta Roma con trasporto, e non manca di trattenersi sul palco per lanciare plettri e bacchette, e per ringraziare più e più volte i propri fan per la bella serata. Ancora una volta gli Avenged Sevenfold si sono confermati un gruppo che merita di essere visto dal vivo: musicalmente eccellenti, incredibilmente potenti, altamente coinvolgenti e carismatici, sanno decisamente stare sul palco e regalare a chi li ascolta dal vivo un’ora e mezza di pura musica. Non rimane che sperare in un successivo appuntamento al Rock In Roma… in fondo si sa, non c’è due senza tre!

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