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Cinespresso | April 26, 2024

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One Comment

Quanta stella c’è nel cielo?

Quanta stella c’è nel cielo?
Angelina Di Fronzo

Review Overview

Personaggi
7
Trama
7
Stile
7.5

Rating

“Quanta stella c’è nel cielo” è una storia di accoglienza e di coraggio, narrata con una scrittura pulita, dalla quale traspare la sincera e sofferta umanità di Edith Bruck.

Anno: 2013 (II edizione) Pagine: 198 Genere: Contemporanea Nazionalità: Italia Editore: Garzanti Autore: Edith Bruck

Al dolore immane della Shoa alcuni reagirono negando la vita, altri affermandola ad ogni costo. Nel romanzo di Edith Bruck una storia di formazione e di redenzione personale, da cui Roberto Faenza ha tratto il film Anita B.

cover-Quanta stella c’è nel cielo

Dove si annida la bellezza, dove va a nascondersi nei momenti in cui lo sguardo non trova intorno che abbrutimento e desolazione? A quali stratagemmi ricorre per resistere e per salvarci?

Pensando a quell’oscenità che fu l’Olocausto, è quasi impossibile immaginare come un superstite, dopo, potesse ancora vivere, parlare, mangiare, innamorarsi (E come potevamo noi cantare). E invece, se vuoi riappropriarti dell’umanità che ti hanno tolto, può servire qualunque cosa, non importa se indegna, meschina, volgare.

Così, nel romanzo di Edith Bruck “Quanta stella c’è nel cielo” la sedicenne Anita, scampata ai campi di concentramento, ma orfana dei genitori, comincia la sua ricerca affannosa di appigli per ricostruirsi una vita accettabile, ma soprattutto per dare un senso all’esperienza umana. Si accorgerà presto però che la sua presenza, fuori, risulta fastidiosa e imbarazzante, perfino per i parenti dai quali si aspetta di essere consolata, compresa, in qualche modo risarcita. Chi non è stato in quei campi non vuole sentire, non vuole capire veramente quello che è accaduto, forse perché il pensiero è insopportabile. Le persone intorno la zittiscono appena accenna a parlare della famiglia scomparsa o della fame patita, come fa sua zia Monika, che vuole stordirsi solo di divertimenti e sogni di futuro benessere; altre, compresa la sua migliore amica Emma, sembrano assenti, ossessionate solo dall’idea della Terra Promessa: una patria ancora da costruire e per cui combattere, anche a costo di praticare a loro volta l’oppressione. L’unico essere umano con cui è in sintonia è Roby, un bambino che ancora non ha imparato a parlare; le parole Anita se le va a cercare, allora, nelle poesia e sono parole vivificanti, in grado di demolire la miseria e accendere la speranza.

L’animo di sedicenne della ragazza si infiamma anche di un amore finora sconosciuto: la passione per Eli, lo sfrontato cognato di sua zia. Anita vi si aggrappa in ogni modo, ma dovrà conoscerne il cinismo e vigliaccheria. Perfino lo squallore però si sopporta, quando è comunque un gancio alla vita: se lo spirito non trova terreno in cui fiorire, allora ci pensa il corpo ad affermare che, dopo tutto, si può essere ancora vivi.

Il ritorno alla libertà di Anita è un’avventura difficile e frastornante; ma è soprattutto una costruzione di sé, che mano a mano prende vita e fa di questa adolescente piena di domande una donna consapevole e audace. È il coraggio di fare il primo passo, in una Praga misteriosa e abbagliante, che darà una svolta all’esistenza di Anita, portandola verso mete impensate e lontanissime.

Il romanzo ha una scrittura pulita, un finale luminoso, ma più di tutto colpisce l’intensità dei dialoghi di Anita con la madre scomparsa. Forse la costruzione dei personaggi risente a tratti della prevalenza del punto di vista e del linguaggio dell’autrice, ma il libro nel suo insieme ne è comunque arricchito. Anzi, è proprio l’esperienza umana della scrittrice, lei stessa deportata nei campi di concentramento, che conferma la sincerità della scrittura e di quella speranza un po’ dolente, come di chi sa di aver arato e seminato la terra agognata, ma di non averne ancora raccolto i frutti.

Comments

  1. alessia d.

    La storia è interessante, un punto di vista atipico per parlare del dramma che ha sconvolto l’Europa.

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