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Cinespresso | April 26, 2024

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Rezza al “Fotofinish”

Rezza al “Fotofinish”
Redazione
  • On 16 dicembre 2013
  • http://www.cinespresso.com

Antonio Rezza al Teatro Vascello di Roma fino al 19 gennaio con un’antologia che raccoglie i suoi ultimi quattro spettacoli

Come in un gioco dei contrari, Antonio Rezza dà inizio con Fotofinish (2003) all’antologia che raccoglie i suoi ultimi quattro spettacoli, tutti nati dalla collaborazione con Flavia Mastrella. L’attore-performer ci terrà, “emotivamente coperti” – a suo dire – fino al 19 gennaio, in una maratona teatrale che vedrà susseguirsi anche Bahamuth (2006), 7-14-21-28 (2009) e Fratto X (2012).

L’universo Mastrella-Rezza fa storia a sé: vi si possono registrare alcune risonanze (tra le molte dissonanze), ma nulla è assimilabile alla personalissima ricerca di questi due artisti capaci e fortemente complementari.

Sulla scena di Fotofinish i 5 “totem” ideati dalla Mastrella insieme ai “volumi mobili”. Con questi pochi ma ingegnosi elementi Rezza compie la sua parabola, una corsa al cardiopalma dentro la solitudine dell’essere, nella desolazione di uno spazio disabitato e senza speranza. Il protagonista fotografo dà vita nel suo incondiviso delirio a molti personaggi per alleviare il suo sentimento di vuoto, all’interno del quale la fantasia ipertrofica degli autori fa nascere scorribande di perfetta e assurda comicità, spesso dolorosa, non di rado blasfema (ammiccamento di cui il loro talento non avrebbe alcun bisogno…).

Come gli altri spettacoli di Rezza, anche Fotofinish fa esercizio di spietatezza e il suo interprete si eleva, autoironico ma sferzante, a giudice supremo della realtà, rischiando di raccogliere, insieme al plauso e alle risate, anche sentimenti di sdegno profondo e di immediata repulsione. Questo ossessivo eloquio (turpiloquio) giudicante, pieno di ritmo e guizzante sarcasmo, corre il pericolo di trasformarsi in una descrizione nichilista più che in una critica costruttiva e propositiva. L’attacco che l’attore sferra non risparmia nessuno, neanche le comunità più notoriamente suscettibili, come la chiesa, gli omosessuali, i sindacati, le organizzazioni umanitarie. Rezza sembra inoltre additare le colpe individuali del comune “cittadino” reo di credulità nei confronti di una politica disumana, che appare come il prodotto stesso di un essere disorientato, privo di certezze, di appigli. L’uomo che l’artista descrive è un essere stretto in spazi angusti, preso in una routine ossessiva e spersonalizzante, un uomo, in fin dei conti, disperato, negativo, “involontario”, che magari ci fa ridere, tanto, ma non avanza proposte per uscire da questo suo stato.

Un’antologia questa di Rezza-Mastrella consigliata a chi voglia comprendere i problemi del reale, ma sia disposto a cercare di propria iniziativa le soluzioni, a chi non tema di essere coinvolto da un momento all’altro, nei modi più impensabili, a volte meno piacevoli, sul palcoscenico, a chi sappia prendere da una critica distruttiva quel che di buono e di intelligente c’è e partendo da lì sappia arrivare dove Rezza non arriva, a una via d’uscita, con una qualche fiducia nelle possibilità che l’umanità ha di migliorare, senza dogmatismi, ma con un poco di speranza sì.

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