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Cinespresso | March 19, 2024

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“Nobody owns me”: la famiglia divisa

“Nobody owns me”: la famiglia divisa
Francesco Di Brigida

Review Overview

Cast
8
Regia
8
Script
7.5

Rating

Nel suo racconto di famiglia Kjell-Åke Andersson utilizza uno sguardo lucido ma caldo. Il film è una bellissima prova di cinema scandinavo con una narrazione ben scritta e diretta.

Anno: 2013 Durata: 110′ Distribuzione: Unknown Genere: Drammatico Nazionalità: Svezia Produzione: Filmlance International AB Regia: Kjell-Åke Andersson Uscita: Unknown

Un film svedese sul rapporto difficile ma indissolubile tra un padre e sua figlia. Vent’anni di ricordi di una ragazzina cresciuta con genitori divorziati. Freddo nelle ambientazioni ma caldo nei sentimenti

Mikael Persbrandt è Hasse, operaio instancabile in una fonderia che coltiva la passione politica per Cuba e per il socialismo reale. È sposato con Katja (Tanja Lorentzon), stessi ideali ma con i piedi per terra. A tenerli stretti è la piccola Lisa (Ida Engvoll), ma quando Katja troverà un altro uomo, questo non basterà più. Rimasto solo con la sua bambina di 5 anni, Hasse dovrà appoggiarsi ai suoi genitori per un sostegno economico, arrivando a portarsi in fonderia la figlia durante i turni di notte. Intanto il rapporto tra i due crescerà intorno a una delicata simbiosi. Di forte e semplice impatto metaforico la contrapposizione tra il papà che porta la figlia in bicicletta, pedalando su un selciato ghiacciato e il viso annerito di lui, in tuta da lavoro, mentre batte il metallo avvolto dai fumi della fornace.

“Addensante per salsicce… non mi sembra per pancake”

Padre, operaio, casalingo distratto ed ex-marito depresso, tra malfatte commissioni quotidiane e la chiusura in un mondo condiviso solo con Lisa, ormai adolescente e interpretata da Saga Samuelsson, Hasse si lascia alla deriva dell’alcolismo. Così l’idillio tutto teorico di padre e figlia come migliori amici diventa squarcio familiare, zavorra per Lisa e insormontabile stagnazione per lui.

Nel suo racconto di famiglia Kjell-Åke Andersson utilizza uno sguardo lucido ma caldo. Alle note pizzicate a corda della colonna sonora che sa di vita accosta i momenti più empatici, ma con altre più gravi mostra i silenzi e gli imbarazzi dell’ex-marito a casa della ex-moglie nella sera di Natale. Il film si sviluppa da un flashback. Il ricordo dell’appena laureata Lisa, che qui ha il volto più adulto di Ping Mon H. Wallén, attraversa il rapporto controverso con le tendenze autodistruttive del padre. Prove ardue che gli attori interpretano in maniera toccante.

“I nervi sono come fili che attraversano il corpo. A volte si annodano. Ed è tremendo”

Hasse cerca di spiegare la vita alla piccola Lisa, ma essa gli si ripiega addosso. Il protagonista, Persbrandt lavora intensamente sul suo personaggio. Il volto scavato e la deriva negli occhi e nella mimica dell’inaspettato borderliner sono pregevolissimi. Tanto quanto le due giovanissime Lisa. Una bambina che diventa ragazza all’ombra dei fantasmi paterni. Nobody owns me è una bellissima prova di cinema scandinavo con una narrazione ben scritta e diretta, sobria ma appassionante. In concorso per Alice nella Città al Festival del Film, non ha ancora una distribuzione italiana, ma Mig äger ingen – questo il titolo in lingua originale – meriterebbe ampiamente di non essere relegato a film di cassetta, ma di incontrare il pubblico nelle sale.

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