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Cinespresso | April 26, 2024

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Intervista con Federico Zampaglione 2/2

Intervista con Federico Zampaglione 2/2
Ireneo Alessi

Riprendiamo la conversazione con Federico Zampaglione per parlare del suo ultimo film, il controverso Tulpa, dei suoi progetti, ma anche del rapporto con Claudia sul set e in cucina.

Ciò che mi ha colpito in Tulpa, al di là della sua esecuzione, è l’innesto con la realtà. Anche il denaro fa parte di quelle “perdizioni mortali”? Nel film quanto è ricercato il nesso con i suicidi di massa della classe manageriale? Rielaborazione personale o mera casualità?

«Beh sì, soprattutto perché è girato in un periodo in cui il denaro non c’è! Personalmente ho cercato di rimarcare questo ulteriore elemento di ansia che serpeggia tra coloro che lavorano in borsa. E ciò rispecchia quanto la situazione economica si riflette sugli umori e sui comportamenti degli individui. Molti di quei nomi che si leggono sui giornali spesso sono anche tra gli autori di crimini inaspettati…».

«Purtroppo la nostra epoca è caratterizzata da una grande pressione pseudo paranoica legata alla sfera economica, quella del profitto e ad un settore per certi aspetti paralizzato. Ero interessato a sviluppare proprio le reazioni che possono sfociare nei suicidi soprattutto perché parliamo di soggetti che vivono per il lavoro e non hanno tempo per la vita privata, perennemente alla ricerca di un contatto umano… Che è poi ciò che si vede nel film. Alla fine non c’è uno sguardo moralistico, è soltanto un’esposizione dei fatti».

Parliamo della violenza nei tuoi film. Da quella velatamente onirica di Shadow a quella vendicativa e al contempo catartica di Tulpa. Oggi violenza e TV vanno a braccetto cercando sempre più di stupire gli spettatori. Ma hai mai considerato il rischio di una violenza fin troppo estetica e fine a se stessa, priva di significato?

«La violenza gratuita fa parte di questo genere. È chiaro che potrebbe essere in qualche modo contenuta, ma se pensiamo ai film di Lucio Fulci… è un po’ l’anima di queste pellicole, lo show. La violenza è sempre più considerata come una forma di spettacolo, basta guardare i videogame dei giovanissimi caratterizzati da scene reiterate di violenza, con tanto di schizzi di sangue. Un eccesso che in definitiva diventa positivo perché paradossalmente meno realistico e quindi innocuo».

Dopo l’uscita italiana di Tulpa cosa ti aspetta?

«Ho deciso che il prossimo film partirà direttamente dall’estero. Vedremo se arriverà in Italia e se sarà acquistato da qualcuno. Non conviene fare un film qui da noi, serve troppo tempo oltre alle energie. Lo puoi fare all’estero con risultati estremamente più interessanti».

«Ho ricevuto diverse offerte per la realizzazione di alcuni film, ma si trattava di sceneggiature già scritte, un po’ stereotipate. Preferisco non lavorare su commissione ma seguire le mie idee. Al momento sono a lavoro su una nuova storia che potrebbe trasformarsi in un film, ma è ancora in fase di stesura».

Parliamo di Claudia. I vostri sono sul serio “Due destini” che si uniscono, anche se ormai “i giorni chiari dell’estate”, dato il clima instabile degli ultimi giorni, sembrano soltanto un mero ricordo. Amore e lavoro, per molti rappresentano un binomio pericoloso. Come vi approcciate dinanzi a una nuova sfida lavorativa? Vedi Claudia più come una risorsa interna, una compagna, un’attrice o una musa ispiratrice?

«Un po’ di tutto. Quando lavoravamo insieme sul set eravamo concentrati nei rispettivi ruoli comportandoci in maniera professionale. Tranne che in qualche occasione verso la fine delle riprese, quando la fame iniziava a farsi strada. Lì mi veniva spontaneo domandarle: “Cosa c’è per cena stasera”? Per il resto il fatto che lei fosse la mia compagna mi ha aiutato perché sapevo come tirarle fuori le espressioni che più mi interessavano».

«Su un film molto fisico puntato sulla mimica come Tulpa con diverse scene sensuali la complicità, il conoscersi ti porta chiaramente a tirare fuori l’aspetto più autentico. Non credo che sarei riuscito ad ottenere lo stesso con un attore o con un’attrice che non conosco. Poi Claudia è una grande attrice, è generosa e non si tira indietro di fronte a niente».

So che ti piace praticare la boxe. Claudia, invece il taekwondo. Di certo non vorremmo trovarci in mezzo durante una vostra ‘scaramuccia’ domestica. Raccontaci cosa succede ai fornelli, andate sempre d’accordo? Quali sono i vostri gusti a tavola?

«Vedersela con tutti e due non sarebbe facile (sorride). Siamo una coppia abbastanza solida sotto questo profilo. Io sono un mediomassimo e conosco bene questa disciplina. Faccio boxe ormai da tantissimi anni. Mi piace stare diverse ore sul ring a combattere, mi dà la grinta e il carattere per affrontare tutto il resto. Non ho paura, lo scontro mi diverte e mi esalta, sono un tipo da battaglia in questo senso. Anche lei lo è. Siamo una famiglia di fighter (ride)!».

«Ai fornelli però sono più bravo io. Claudia si dimentica spesso le cose sui fornelli e brucia tutto».

«Mi piace la cucina e mi piace mangiar bene… che poi è una cosa importante. In particolare la cucina italiana. Sembrerà una banalità, ma avendo viaggiato molto posso dire che la cucina in assoluto è la cosa che ci riesce meglio. In Italia non ci batte nessuno per fantasia e capacità di associare sapori e aromi. Difficilmente nel mondo si mangia così bene. Per il resto, anche la cucina orientale ci appassiona molto».

In chiusura, una domanda en passant su un tema ‘alquanto delicato’. Federico che ne pensi della nuova maglia della Roma?

«Credo che dovrò abituarmi un po’ (sorride)».

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