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Cinespresso | April 27, 2024

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Speciale Into Darkness – Star Trek 3/3

Speciale Into Darkness – Star Trek 3/3
Francesco Di Brigida

Il media franchise fantascientifico più longevo di sempre conta all’attivo 6 serie televisive, di cui una animata, almeno 9 serie di romanzi e 11 film. Il dodicesimo lungometraggio, l’Into Darkness di J.J. Abrams porta per la prima volta sullo schermo l’Enterprise e il suo equipaggio in 3D e su formato IMAX.

L’IMAX e il 3D: l’esordio di Star Trek

«Questo film supera il primo in ogni aspetto: vedremo pianeti vulcanici, inseguimenti spaziali e incredibili effetti speciali, sullo sfondo di una storia più sfumata», ha esternato il regista, aggiungendo «per riuscire a far proseguire la storia questo film doveva essere più ambizioso dell’altro. L’azione e le dimensioni sono anni luce più avanti introdurre la tecnologia IMAX e il 3D trasporterà il pubblico a un altro livello d’intrattenimento. Ma allo stesso tempo ci interessava raccontare una storia ancora più eccitante ed emozionante».

Per questo obbiettivo l’autore la sua troupe hanno usato la tecnologia IMAX ed un’accurata conversione tridimensionale che ha occupato gran parte della postproduzione.  «La risoluzione è incredibile e si viene letteralmente ingoiati dal film. Non avevo ancora mai visto un’avventura spaziale presentata in questo modo. Christopher Nolan mi aveva fatto vedere le scene de Il cavaliere Oscuro – Il ritorno con l’IMAX. Vedendo quelle immagini pazzesche ho capito che sarebbe stato assurdo privare il nostro film di questa opportunità», ha proseguito Abrams. E in realtà, l’uso della fotografia IMAX ha avuto anche una funzione creativa. Molti dei set erano più verticali che orizzontali. «In questo modo le dimensioni sembrano aumentare», ha spiegato il regista andando avanti: «lo abbiamo usato per la giungla del pianeta Nibiru all’inizio del film, per il pianeta Kronos, e specialmente alla fine, nella scena dell’inseguimento sulle strade di San Francisco. La regola è stata che per le azioni all’esterno abbiamo girato con IMAX, mentre all’interno abbiamo usato un 35mm anamorfico».

Bryan Burk, il produttore di Into Dakness, ha affermato che all’inizio i filmakers erano reticenti ad usare il 3D fino a quando non hanno capito di poter realizzare il loro progetto visivo ottimizzandolo con questa tecnica, aggiungendo: «Quando abbiamo visto gli ingredienti del film, battaglie epiche, prospettive planetarie a perdita d’occhio e una grande azione, abbiamo pensato: “Se Star Trek non è adatto al 3D, allora quale film lo è?” Così abbiamo cercato di farlo nel migliore dei modi».

Per realizzare la lavorazione la crew di produzione si è avvalsa della stereografo Corey Turner, che ha partecipato ad alcuni dei migliori film in 3D degli ultimi anni. Le sue tecniche hanno portato profondità e dettagli avvolgenti nuovi per il pubblico, aumentando la percezione tridimensionale attraverso l’audio. Per la direzione della fotografia invece Dan Mindel con un innovativo uso di lenti, luci e angoli di ripresa ha regalato, nelle parole di Abrams «sensazioni quasi tattili e cariche di emotività». Resta comunque importante il gusto del regista newyorkese nel cercare di creare tutto usando la cinepresa.

Il produttore esecutivo Jeffrey Chernov ha invece osservato: «Anche se il film ti trasporta nello spazio più profondo, c’è sempre qualcosa di reale nella narrazione di J.J. Lui sa che è l’emozione a guidare l’azione e l’effetto, persino la storia più fantastica può diventare credibile e personale».

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