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Cinespresso | April 25, 2024

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Man of Steel: Snyder fa nuove tutte le cose

Man of Steel: Snyder fa nuove tutte le cose
Francesco Di Brigida

Review Overview

Cast
8
Regia
7.5
Script
8

Rating

Ha tutte le carte in regola per essere uno dei migliori del genere. Da vedere, in 3D o meno, perché è un classico, un’icona senza tempo rinnovata da Nolan e Snyder.

Anno: 2013 Durata: 143’ Distribuzione: Warner Bros. Italia Genere: Azione, Fantasy Nazionalità: Usa, Canada, Gran Bretagna Produzione: WarneBros. Italia, Legendary Pictures, Cruel and Unusual Films, DC Entertainment, Syncopy, Atlas Entertainment, Third Act Productions, Moving Picture Company Regia: Zack Snyder

Lois: «Cosa significa la ‘S’?»

Clark: «Non è una ‘S’. Nel mio mondo significa ‘speranza’»

Lois: «Qui è una ‘S’»

Il 20 giugno approda nelle sale italiane l’ambizioso progetto per il più importante reboot DC Comics, diretto dal regista di 300 e prodotto da mister Cavaliere Oscuro, Christorpher Nolan: Man of Steel. La S sul costume diviene il simbolo della casata El, con il siginificato di Speranza. È uno dei dettagli che emergono dall’inizio del nuovo racconto sul primo supereroe.

L’Uomo d’Acciaio racconta visivamente come nessuno prima d’ora dell’implosione del pianeta Krypton. Jor-El (Russell Crowe) deve mettere in salvo il primogenito Kal-El, ma si imbatterà nel Generale Zod (Michel Shannen) reietto insieme ai suoi ufficiali e condannato a un oblio spaziale, “300 cicli di ricondizionamento somatico per omicidio e alto tradimento”.

Si procede alternando i flashback sull’infanzia isolata e problematica di Clark Kent (Henry Cavill) alla annosa ricerca delle proprie origini lavorando su enormi pescherecci oceanici o servendo in locali sperduti nella provincia americana. Ma le strane tracce e i racconti di piccole storie improbabili lasciano una scia che Lois Lane (Amy Adams), giornalista del Daily Planet, non si lascerà sfuggire per arrivare al suo scoop. Fino all’inevitabile arrivo sulla Terra di Zod e del suo esercito. E all’incontro della sua vita che cambierà ogni cosa.

Il film di Zack Snyder è presentato (prima volta per le imprese del kryptoniano) in 3D, da leggersi invece come “3 Difetti” che segnano la distanza tra il buon film che è, ed il capolavoro che poteva essere.

Il primo è il fattore cristologico che parte dall’età guarda caso 33enne dell’eroe. Generalità offerta proprio dal protagonista agli ufficiali dell’esercito. Passi il volo sacrificale di schiena dall’elicottero con le braccia aperte a croce, magari per gestire l’aria guardando ancora per un po’ Lois, ma non si può dire lo stesso per l’età troppo scontata e ammiccante. Si vede anche in un controcampo a dialogare in chiesa con il prete di Smallville, che pone alle spalle di Clark una vetrata dalla classica iconografia di un Gesù con le mani distese in adorazione. Mentre il sacerdote, rapito, lo ascolta seduto su una panca in penombra di fronte a lui, e rivolto verso l’altare nella direzione del tormentato Superman. Risolvendo forse con una trentina di secondi in più, all’ombra poteva invece esserci Clark. Magari illuminato solo alla fine dello scambio da un raggio di luce per l’apertura di una porta da parte di un bambino, che con un giro di tre o quattro battute scambiate con il prete avrebbe portato a una chiusura umana quanto quelle – vere perle emozionali – che invece vedono al fianco del protagonista il Kevin Costner in versione Jonathan Kent.

Il secondo è la durata. Senza nulla togliere alla spettacolarità, alla cura e ai risultati strabilianti degli effetti, si sarebbe potuto concentrare tutto accorciando il minutaggio dedicato agli scontri con Zod, e snellendo certe ellissi di una decina di minuti. Così la pellicola è vagamente ridondante ma non annoia, anzi, colpisce per il realismo e la perfezione di visioni e dettagli finora inediti per scene di combattimento tra superuomini.

Il terzo è uno sguardo che non si scambiano Kal-El e una famigliola salvata all’ultimo centimetro dal laser di Zod. Che fine fanno dopo lo sventato pericolo? Avrebbe dato anche questa un po’ di quella poesia che tanto colpisce nel rapporto con i genitori terrestri. Il risultato che viene fuori è un gran film che aveva tutte le carte in regola per essere un capolavoro, ma ne ha mancato l’occasione attestandosi ‘soltanto’ come uno dei migliori film del genere.

La regia di Snyder riesce a confezionare comunque una storia “nuova” in modo molto coinvolgente grazie all’aiuto dello sceneggiatore David S. Goyer. Crowe è un magnifico Jor-El, che vivo o in proiezione di coscienza è il vero deus-ex-machina narrativo. Più del figlio, in questa versione raccontato con molte immagini e poche parole forti, in un nuovo stile cinecomic decisamente piacevole. Al fianco della forza kriptoniana c’è la tenerezza genitoriale rappresentata dai Kent – e qui resta fondamentale anche la preziosità del lavoro di Diane Lane oltre a quello di Costner – con le scene forse più indimenticabili del film. Quelle sull’infanzia e la crescita difficili, la perdita, la presa di coscienza e il calore familiare.

Man of Steel ha già avuto un exploit all’uscita americana, già dai primissimi giorni di programmazione sta scalando inarrestabile verso i precedenti record d’incassi . E a prescindere dai dati è un film da vedere, in 3D o meno, perché è un grande classico, un’icona che Nolan e Snyder ci hanno dimostrato senza tempo.

Prossimamente anche il nostro Speciale sul cast e gli effetti speciali dell’Uomo d’Acciaio.

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