La leggenda di Kaspar Hauser approda sul lido abruzzese
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6.5Regia
7Script
6.5Anno: 2012 Durata: 95’ Distribuzione: Mediaplex, Cineama Genere: Surreale, drammatico Nazionalità: Italia Produzione: Blue Film, Shooting Hope Production Regia: Davide Manuli
Al Flaiano Film Festival arriva il racconto visionario su un misterioso ragazzo venuto dal mare. Un santo, un impostore, o semplicemente un re
Su un’isola deserta e assolata, oltre i borghi abbandonati che nel bianco e nero del regista Davide Manuli ricordano viottoli pasoliniani, regna la Duchessa (Claudia Gerini) servendosi del bieco Uomo Pusher e del fedele Sceriffo, entrambi interpretati da un doppio Vincent Gallo. Un giorno però arriva dal mare come un miracolo un ragazzo nudo, androgino, con il volto di Silvia Calderoni e una cuffia da dj sulla testa, capace di dire soltanto il suo nome: Kaspar Hauser.
Su questo personaggio realmente vissuto si sono scritte, girate e portate in scena molte storie, tra le quali forse la più famosa è il film girato da Werner Herzog nel ‘74, L’enigma di Kaspar Houser. Il Fanciullo d’Europa che comparve misteriosamente nel 1928 a Norimberga e fu assassinato altrettanto misteriosamente nel 1833, nello sguardo di Manuli diventa un allievo dj che si muove battendo il tempo a ritmo di musica techno.
La sua visione non segue i tratti narrativi cinematografici ma utilizza il linguaggio della video performance. Il paesaggio seppur paradisiaco di una Sardegna primaverile – dove è girata la pellicola – diventa lunare per gli ampi spazi vuoti e desolati e il bianco e nero che ne esalta i contrasti. Le scene spesso slegate che si susseguono quasi in capitoli assomiglia a uno di quegli strani sogni che si raccontano agli amici in una serata spensierata: molti avvenimenti in un filo onirico che li lega chissà a quale passato o visione nebbiosa del futuro e nonostante portatori sani di paure e segreti indicibili, comunque divertenti.
Qui il filo è quello della leggenda del sedicenne tedesco ucciso negli anni ’30, ma le performance sono quelle in primis di Gallo che con lo Sceriffo yankee dal look in stile ZZ Top è il vero stregone techno, che loda e protegge Kaspar per insegnargli a gestire correttamente un dj-set sulla spiaggia; mentre con il Pusher, dà corpo a una sorta di Elvis in tuta bianca, casco e occhiali neri: il braccio violento della Duchessa.
Portami a fare un giro per l’isola. Voglio essere leggera e sparire
Sono le parole della prostituta veggente di Elisa Sednaoui per il suo uomo distaccato e senza scrupoli. Si va da scene che ricordano alla lontana i primi Ciprì e Maresco a esibizioni di danza da rave, ma sempre situazioni fatte di estremi contrapposti. La colonna sonora di Vitalic regala i palpiti giusti all’opera di Manuli, mentre il Prete di Fabrizio Gifuni, col suo accento pugliese è l’uomo che attraverso una simpatia provinciale porta gli interrogativi che contano sulla pelle di Hauser, soprattutto con il suo monologo su un bel piano sequenza.
Gallo balla, si sdoppia, suona e canta Going, going, gone, mentre la Gerini si carica di turpiloquio nella sua strega cattiva e si fa trascinare dal servo su di una potrona a rotelle zebrata. Una follia, una sequela di performance, un film non da capire o seguire – del resto l’autore ha affermato che il suo obiettivo è quello di fondere insieme cinema e arte – ma dal quale lasciarsi trascinare in quel mondo deserto e in bianco e nero di Manuli pur pieno di colore, di vita incoerente e di morte. La leggenda di Kaspar Houser è un’opera rave che sfida il mercato e il buongusto largamente condiviso. E proprio da qui viene il suo grande potere liberatorio.
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