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Cinespresso | April 18, 2024

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“Un quaderno per l’inverno” al Teatro India

“Un quaderno per l’inverno” al Teatro India
Miriam Larocca

Review Overview

Interpretazione
7
Regia
7
Drammaturgia
7

Rating

Se durante "Un quaderno per l'inverno", lo spettatore non si sorprenderà a pensare “che bella scelta registica” o “com'è bello questo testo” o “come recitano beni gli attori”, ma rimarrà costantemente dentro la storia ed emotivamente addosso ai “personaggi”, allora sapremo di aver fatto una grande regia, di aver scritto un grande testo e di averlo recitato al meglio (Massimiliano Civica).

Massimiliano Civica presenta “Un quaderno per l’inverno”, spettacolo scritto da Armando Pirozzi e interpretato da Alberto Astorri e Luca Zacchini

Cinquanta minuti in cui non vi sono scossoni, nessun pugno nello stomaco o vibrazioni indecifrabili, ma occhi e orecchie ben aperte mentre, idealmente, percorriamo insieme ai protagonisti, il cammino appena intrapreso. Un cammino bizzarro. Quella scritta da Armando Pirozzi e diretta da Massimiliano Civica, appare subito, infatti, una storia piuttosto singolare.

Nell’appartamento scarno e privo di orpelli del professore universitario Velonà, irrompe Nino,  un ladro che, armato di coltello, chiede qualcosa di molto insolito. È vitale per il suo amore, ricevere delle poesie scritte dal professore. La pretesa che pian piano si trasforma in una preghiera presto accolta, diventa occasione per descrivere un mondo di bisogni, convinzioni, speranze e disillusioni; in cui ci si interroga anche rispetto alle possibili implicazioni tra realtà e segno. «Il problema di fare i simboli con la vita vera è che cambiano continuamente i significati, i simboli, e quindi, cosa resta?». Seduti su semplici sedie rosse attorno a un tavolo bianco dai cassetti “magici”, i due si ritrovano a trascorrere del tempo insieme. Così, ciò che viene a crearsi, non è altro che un autentico confronto fra due anime, da cui emerge, dirompente, “la forza miracolosa della poesia, per la carica vitale che suscita, nonostante tutto, nelle persone”.

Con un’ostentata semplicità che abbraccia scenografia, costumi, regia e interpretazione, la vicenda viene tratteggiata in tre brevi scene lungo gli otto anni che separano gli incontri tra i due protagonisti. Come Michelangelo che toglieva il “soverchio” per arrivare all’essenza, Civica scarnifica la scena per arrivare all’uomo. La chirurgica e asettica precisione nel fare ciò, rimanda al desiderio, espresso già nelle note di regia, di voler dare attenzione unicamente al “fatto” perché, come diceva Blaise Pascal, “All’uomo ciò che interessa veramente è l’uomo”. La bravura di Massimiliano Civica sta nel riuscire a far emergere un’infinita ricchezza di temi grazie al quasi totale annientamento del segno. La sua minimale direzione, tuttavia, si nota sorniona, nell’interazione spaziale tra gli attori e tra gli attori e gli oggetti di scena, nel finto distacco con cui fa pronunciare le didascalie che introducono le scene o nel mimare con il movimento delle braccia l’aprirsi di una porta. Gli attori, Alberto Astorri e Luca Zacchini, consegnano il testo con toni quasi irreali eppure assai efficaci, mostrando una padronanza nella misura vocale in grado di da far intravedere tutte le diverse sfumature al di sotto dei toni apparentemente disincantati.

Nel finale della pièce, sebbene la scrittura non avrà il potere di incidere sulla realtà come si sperava, ci si accorge che “un quaderno per l’inverno”, potrebbe conservare per i protagonisti e, forse, per ognuno di noi, una forza salvifica.

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