“Niente più niente al mondo”, il Franco Parenti si tinge di nero
Dal 13 al 29 gennaio al Teatro Franco Parenti è di scena un noir dai risvolti quotidiani come la storia di una madre che uccide la propria figlia…
Niente più niente al mondo è uno spettacolo tratto da una novella di Massimo Carlotto in cui, come in molti lavori dell’autore, il genere noir è usato come sfondo per raccontare le trasformazioni, anche nascoste, della nostra società. “Niente più niente al mondo servirà a mettere a posto le cose”, queste le prime e le ultime parole di una storia fulminante che non concede scampo, il racconto in prima persona di una madre che ha appena ucciso la figlia.
È una storia di rancore e delusioni: la madre è delusa dal marito, che ha perso il lavoro e si è messo a fare il magazziniere, delusa dalla figlia, che non ha voluto sfruttare il suo aspetto fisico per fare la velina e si è accontentata di fare la pony express per una misera paga. Come in un lucido delirio, questa donna sofferente e rabbiosa rievoca la propria storia e quella della sua famiglia, mentre snocciola un rosario di cifre, di prezzi, di marche di prodotti, di promozioni, di trasmissioni Tv; tutto il suo universo culturale in cui la miseria spirituale è parallela a quella economica, in cui l’unico riferimento è il mondo della televisione e del successo a poco prezzo. Una vita perduta, una vita come tante di un pezzo del nostro Nord-Est, diventato simbolo di benessere e in cui la passione per il denaro ha invaso ogni senso umano. Il denaro, “venuto al mondo con una macchia di sangue sulla faccia”, è la cifra maligna della follia della protagonista. Annina Pedrini interpreta, con grande ricchezza di sfumature, l’animo misero e devastato di una donna che la vita ha spogliato di tutto, anche dei sogni, in un rimuginare cupo e afflitto di un’anima persa.
La regia di Fabio Chersich rende con una scelta antirealistica la folle e gelida rappresentazione mentale della donna. Il suo nero spazio mentale, in cui è ambientato il monologo, è reso da una scena gelida dove la madre è seduta a un tavolo in cui è infisso un coltello, ed è accompagnata dalla presenza ectoplasmatica della figlia. Una storia in cui cinismo, miseria morale, assenza di sentimenti, lasciano annichilito lo spettatore.
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