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Cinespresso | April 23, 2024

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Bassa Frequenza, intervista a Vito Sugameli

Ireneo Alessi

“Bassa Frequenza” ha vinto il premio come Migliore Booktrailer dell’anno alla XIV edizione del Trailers Film Fest, unico festival in Europa che premia i trailer cinematografici. Di seguito uno scambio con l’autore del video innovativo, il giovane autodidatta Vito Sugameli, nativo di Erice e residente a Trapani dopo le parentesi di Roma e Firenze

Essere scelti è sempre molto gratificante oltre che una conferma per ciò che si fa. Uno stimolo in più per guardare con maggiore fiducia alle sfide del domani. Cosa c’è dietro questo premio Vito?

Dietro questa targa… beh, di sicuro c’è la mia gavetta. Un riconoscimento, soprattutto per uno che non viene da un percorso di formazione specifico, che ho ottenuto lavorando parecchio nel settore in questi ultimi anni.

Come sei entrato in contatto con Elia Esposito, l’autore del romanzo?

L’incontro con Elia è stato il frutto di una coincidenza. Un’amicizia comune che ci ha portato a collaborare insieme. Non lo chiamerei un vero e proprio lavoro con tanto di compenso, ecc. Tutt’al più una produzione indipendente a scarsissimo budget. Sin da subito ho notato che entrambi eravamo molto ambiziosi. Il senso era di fare qualcosa di diverso dal solito per smuovere le acque e dimostrarlo anche a Trapani, cosa che stiamo già vedendo con Electroma, il film indipendente che stiamo girando insieme a Francesco Siro e Aurora Tamigio.

Quanto è difficile da realizzare un booktrailer rispetto a un normale prodotto audiovisivo?

Ciò che ho notato, specialmente nei booktrailer, è che si tende a mostrare sempre lo stesso format: immagini in dissolvenza, grafica standard con tanto di copertina del libro al termine del trailer, ecc. Tutte cose anacronistiche riconducibili a un’inserzione pubblicitaria vecchio stile e che in definitiva ha poca presa sul pubblico. Questo invece è a tutti gli effetti, un corto scritto e diretto in quanto tale. Naturalmente io mi sono occupato della parte più tecnica che mi ha portato via poco più di un mese di lavoro.

Il cast sembra tutto under trenta. Com’è stato dirigerli? Erano docili nel seguire le tue indicazioni regalando anche delle perle di spontaneità o al contrario ti hanno creato qualche problema?

Abbiamo coinvolto degli attori non professionisti, in parte amici dello scrittore per ovvie analogie con i protagonisti del libro, altri presi a caso, tutti rigorosamente del trapanese che hanno collaborato al progetto nei ritagli di tempo. Ragazzi tra i 20 e i 30 anni. Dirigere dei non attori alla loro prima esperienza è stato un po’ complicato. Specie nell’abbattere il muro della diffidenza. Inizialmente si faceva un po’ fatica perché gli sfuggiva la visione generale. Poi via via che si andava più addentro alla storia erano più soddisfatti grazie anche alla visione del premontato. Per fortuna non c’è mai stato un clima di nervosismo durante le riprese. Si scherzava, era quasi un vero e proprio divertimento, anche per via del tema che si prestava a un approccio autoironico. Ci sono diversi aneddoti a riguardo…

Che tipo di aneddoti?

Uno su tutti quello in cui è presente lo scrittore. Un cameo in cui Elia ha partecipato con grande entusiasmo lanciandosi nel vivo dell’azione nonostante l’ora scomoda (le sei del mattino). Letteralmente tirato in ballo da Duilio, l’altro ragazzo, si è reso protagonista di un fuori programma che ha acceso tutto il gruppo che fino a quel momento non vedeva l’ora di tornare a casa. Forse merito è anche della scena, quella in cui si prendono a botte…

Il vostro corto colpisce per il suo linguaggio esplicito, un po’ crudo e pervaso da una vena di sarcasmo, un mix di noir e reality. Quanto c’è di tuo e quanto invece dell’autore?

La base così come le idee sono tratte dal libro, seppur con qualche modifica perché dovevo adattare il tutto a un linguaggio più cinematografico. Non parlerei, infatti, di spot in questo caso.

Quindi la struttura è stata fatta ad hoc con il risultato d’incentivare la lettura del libro pur senza avere un effetto ‘spoiler’ sulla narrazione?

Esatto. Non ne riprende fedelmente la storia perché troppo sfilacciata e difficile da seguire dato che il suo protagonista non è molto ‘lucido’. Quindi abbiamo adottato questo stile anche nel booktrailer con tante immagini forsennate che richiamano le atmosfere di quelle pagine. Il risultato è quello che avete potuto costatare.

Quali amicizie e/o persone ti sono state vicine in questo periodo coadiuvando le tue scelte di vita oltre che professionali?

Mi piacerebbe, ma tutto questo non è successo. Non c’è stato il supporto di nessuno. Una sorte in comune con Elia, il 23enne che anzi è stato deriso per la scelta di voler fare questo booktrailer. Snobbati ed incompresi, come spesso succede, soprattutto nella nostra terra, sia dagli amici sia dalle persone che dopo aver visto i risultati si sono ricreduti. Sarebbe opportuno invece, mostrare interesse prima, per lo meno sul piano umano… Al di là dei pareri, positivi o negativi, io vado comunque per la mia strada, cercando di intercettare i gusti del pubblico, non m’interessa essere autoreferenziale.

A proposito come ti definiresti? Che idea ti sei fatto del ‘personaggio’ Vito Sugameli?

È una domanda difficile, non riesco a collocarmi in una professione, in un mestiere ben preciso. Di fatto ho lavorato in molti ambiti in questi anni. Sono uno che fa cose che gli va di fare… finché può. Faccio quello che sento al di là delle etichette. Non solo per i soldi o per la fama insomma.

In primis sei un grande amante del cinema. Cosa ti ha dato questa passione e come l’hai poi mediata con il videomaking?

Il cinema mi ha aperto le porte facendomi comprendere quale fosse il lavoro più adatto a me, portando fuori ciò che so fare meglio. Scrivere di cinema per alcune realtà del web mi ha aiutato a entrare in confidenza e guardare a questo mondo da diverse prospettive. Andare in una scuola di regia sarebbe stato di sicuro più semplice ma anche più costoso in termini economici. Così facendo mi sono via via dedicato a piccole produzioni con Piano 9. La passione per il cinema continua ma ciò che vorrei fare è stare dietro alla macchina da presa.

Quali sono al momento i registi che apprezzi maggiormente?

Fra i registi indipendenti mi piace Michele Pastrello che seguo ormai da diversi anni. Apprezzo molto il suo stile seppure diverso dal mio. Per quanto riguarda i grandi registi sono un estimatore di Tornatore, Aronofsky e Nolan. Sono i miei punti di riferimento. Mi piace sia il cinema commerciale sia autoriale. La mia idea è di mettere insieme i due aspetti cercando di dialogare con il grande pubblico. In questo credo che il più grande esponente sia proprio Christopher Nolan. Osservando la sua filmografia, dagli inizi fino al suo più recente, Interstellar, possiamo notare una crescita e un equilibrio senza eguali, la perfetta sintesi tra le due anime del cinema. Naturalmente un punto di riferimento lontano anni luce dalla mia produzione (sorride).

Idee che volano in alto ma piedi ben piantati in terra, molto saggio da parte tua. A proposito parlaci del rapporto con la tua terra. Si dice che gli isolani siano più creativi ma non manca qualche zavorra, giusto? Solo problemi o anche qualche tesoro nascosto?

Di sicuro un rapporto conflittuale. Ci muoviamo in un territorio ostico. Ad esempio, qualche giorno fa mi trovavo in sala per “Deepwater – Inferno sull’Oceano”, il film con Mark Wahlberg, e ho rischiato di non vederlo perché non si raggiungeva il minimo di quattro persone per attivare la proiezione. Abbiamo difficoltà a riempire le sale figuriamoci a far altro… Nell’ambito della promozione audiovisiva poi siamo messi molto male. È come se l’estetica non venisse ancora percepita come un aspetto importante della promozione di un individuo o di un’azienda. Si tende a fare tutto da soli, improvvisando e senza l’ausilio di un professionista. Da qui la conflittualità accennata prima. Non vieni riconosciuto come esperto perché non sei visto come necessario.

Per il resto hai qualcos’altro in mente? Dove ti vedremo prossimamente?

Per il progetto già realizzato ossia Homefish, cortometraggio con protagonista Andrea Villaraggia, volto noto della pubblicità, abbiamo in mente di girare in vari festival. Ci stiamo lavorando da tanto e speriamo presto di mostrarvelo. Con Electroma, invece, punteremo direttamente ai festival internazionali perché finora non è stato molto compreso qui in Italia. Spero che il mio nome possa tornare molto presto alla ribalta e che questo non sia solo un caso isolato.

Sicuramente. Qualche dettaglio tecnico in più sulle riprese del booktrailer e sul tuo modo di lavorare.

Per lo più con camera a mano e senza alcun tipo di supporto, se non in rarissimi casi. Una scelta in virtù del fatto che dovevamo muoverci velocemente per l’assenza di un vero budget, ma anche perché mi piacevano queste immagini sporche e instabili che davano ancora più valore alla storia narrata nel libro. Nulla di leccato o troppo perfettino insomma.

E questo in definitiva ti ha dato ragione. Complimenti e in bocca al lupo per tutto!

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