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Cinespresso | March 28, 2024

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The Boy

Andrea Di Cosmo

Review Overview

Cast
7
Regia
7
Script
6.5

Rating

La presenza di un bambino evocata da una bambola accudita dai genitori come fosse viva diventa l'incubo di una baby sitter soggiogata dalla situazione. Svolgimento classico del genere horror con un passato che dà un po' di spessore alla protagonista e alcuni colpi di scena che evitano un film scontato.

Anno: 2016 Distribuzione: Eagle Pictures Durata: 97 Genere: Horror Nazionalità: Usa Produzione: Huayi Brothers Media, Lakeshore Entertainment, STX Entertainment Regia: William Brent Bell Uscita: 12 Maggio 2016

Una bambola inquietante torna al cinema per sconvolgere l’esistenza di chi incontra

Reduce da un tormentato passato, una giovane donna americana si trasferisce in uno sperduto villaggio inglese alla ricerca di una seconda possibilità. Greta crede di essere stata assunta come baby sitter, ma il bambino di otto anni cui dovrebbe badare è in realtà la bambola a grandezza naturale degli anziani coniugi Heelshire, che i due trattano come un bambino in carne ed ossa, poiché in lei vedono reincarnato il figlio perso tragicamente venti anni prima, Brahams. La coppia impone a Greta una lunga serie di regole da rispettare in loro assenza. Sottovalutare la bambola e la situazione provoca però una serie di eventi inquietanti e inspiegabili.

1.Sveglialo 2.Lavalo 3.Vestilo 4.Nutrilo 5.Cantagli una canzone 6.Fallo studiare 7.Leggigli una favola 8.Non coprirgli mai il viso 9.Dagli la buonanotte 10.Non lasciarlo mai da solo…

Il tema della bambola nell’horror, elemento innocente che diventa spaventoso, è stato percorso in film quali Annabelle o La Bambola Assassina. Qui la “complicità” è quella di una coppia di anziani genitori che tratta l’oggetto come se fosse il figlio. Da questo deriva l’isolamento della protagonista tra una realtà che è quella che crede di conoscere e quella che le viene presentata come tale.

Suscita quantomeno stupore  l’insieme di cure cui è sottoposta la bambola, che comprende anche lezioni di piano, come un vero bambino inglese. Non manca il cliché del confronto tra la compostezza inglese della famiglia e i modi più alla mano dell’americana meno avvezza a certe raffinatezze e ancor di più sconvolta dal dover trattare una bambola come un bambino vero e parlargli in una sorta di versione psicotica di Pinocchio.

Il confronto tra Greta e una bambola sempre inespressiva ma inquietante nello sguardo, insieme a sparizioni e spostamenti di oggetti, contribuisce a creare la tipica ansia del genere, anche se certi sobbalzi sono soprattutto dovuti a effetti sonori, a volte gratuiti. Per il resto l’angoscia è dovuta allo smarrimento rispetto a qualcosa che non si vede ma ci osserva, come suggerisce un gioco di inquadrature di mestiere, tra cui anche una soggettiva dell’eventuale entità misteriosa che spia in serrature o agisce di nascosto ma non sappiamo chi sia. C’è lo stesso smarrimento della protagonista che si ritrova soggiogata dallo spirito e dalle suggestioni della casa, delle regole e dalla presenza del bambino rappresentata dalla bambola.

Quel che tiene l’attenzione è il cercare di capire cosa si nasconda dietro la bambola e le regole che si vuole si rispettino, così come le apprensioni dei genitori che sembrano voler comunicare qualche segreto con lo sguardo e anche il passato ambiguo del bambino su cui gravano alcune ombre.

Altro elemento è l’attualizzazione della trama senza tempo dando alla protagonista, interpretata da Lauren Cohan di The Walking Dead,  non solo il ruolo di vittima ma conferendole una burrascosa storia finita con un uomo, da cui  lei è meglio resti nascosta. Un elemento che le provoca anzi un’inspiegabile attenzione verso la bambola nella parte la sua mente è asservita particolarmente all’atmosfera della casa. L’altro protagonista, Malcom, intepretato pur dal noto Rupert Evans, è un ragazzo delle consegne, carino, usato soprattutto come compagno d’avventura e contraltare maschile della storia, una terza presenza rispetto all’unico confronto effettivo che è tra la bambinaia e la bambola.

Un colpo di scena garantisce sufficiente difficoltà all’orientamento dello spettatore per capire qualcosa anche se in generale rimane molto in linea con le regole classiche del genere, riuscendo a non essere scontato, con qualche variante.

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