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Cinespresso | April 24, 2024

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“Pan”: Come potrebbe essere iniziata, diversamente

Andrea Di Cosmo

Review Overview

Cast
6
Regia
6.5
Script
6

Rating

Il mito di Peter Pan ripreso ancora e riportato alle origini anche se completamente riscritte in un insieme di suggestioni da altri materiali di storie d'avventura per un prodotto di intrattenimento che può far presa sui più giovani anche grazie a un reparto visivo curato. Il tutto mirato a colpire per la spiazzante miscela di spunti e stili.

Anno: 2015 Distribuzione: Warner Bros Pictures Durata: 110′ Genere: Fantastico Nazionalità: Usa Produzione: Berlanti Regia: Joe Wright Uscita: 12 Novembre 2015

Peter Pan come un orfanello che riscatta i popoli dell’Isola che non c’è, nell’inventiva riscritta di un prologo del classico

Pan – Viaggio sull’isola che non c’è  è una revisione originale sugli inizi dell’amato personaggio creato da J.M. Barrie. Questa volta Peter (Levi Miller) è un dodicenne ribelle che vive nell’orfanotrofio di Londra dove subisce umiliazioni, nonostante la madre gli avesse scritto in una lettera quanto lui fosse speciale. In una notte incredibile Peter viene trasportato dall’orfanotrofio dentro un mondo fantastico, popolato da pirati, guerrieri e fate: L’isola che non c’è.

L’arrivo all’isola si dimostra una prigionia coatta nella costrizione a scavare per una miniera, agli ordini del Pirata Barbanera, qui un Hugh Jackman poco riconoscibile, al servizio del fantasy.

La vicenda vede Peter come un ribelle destinato a ridare la salvezza all’isola man mano che egli riacquisirà la fiducia in sé stesso e conoscerà alcuni importanti segreti sui suoi popoli, su sua madre e su sé stesso, in una declinazione di archetipi letterari, non derivanti dai testi originali ma mescolati dal patrimonio culturale di storie diverse, tra cui anche qualcosa di Spartacus, a confezionare un’avventura non per puristi del testo originale ma di studiato intrattenimento, soprattutto per il pubblico più giovane, di cui riprende atmosfere e dialoghi con un linguaggio più vicino all’infanzia, partendo sull’epica dell’orfanello maltrattato e che vuole riscattarsi, che ricorda Charles Dickens. La scrittura si diverte a immaginare una diversa origine di Uncino, qui nei panni di un improbabile giovane avventuriero seduttore o una Giglio Tigrato guerriera indiana appartenente a un popolo che custodisce il segreto della salvezza dell’isola, quasi in una filosofia da Avatar.

Tutto questo è servito con una colonna sonora puntuale nel sottolineare i momenti salienti, anche se l’introduzione del popolo dei minatori per salutare il Pirata Barbanera, cantando a cappella “Smells Like Teen Spirit” dei Nirvana ricorda più il divertissement di operazioni, al limite del comico, di film come “Il destino di un cavaliere” che vogliono fondere antico e moderno, con il fantastico senza tempo, in un’ispirazione spiazzante ma non sempre intonata con lo stile del film.

L’impatto migliore lo dà la qualità visiva a partire da un 3D spesso funzionale o comunque messo in evidenza e un tripudio di effetti visivi che ricreano: sirene, fate, navi volanti, uccelli e coccodrilli giganteschi e quant’altro.

Quel che fa riflette su un prodotto ampiamente riscritto ed effettivamente ben confezionato e quanto questo sia riconducibile alle storie di Peter Pan piuttosto che un’elaborata rivisitazione di temi del genere fantastico ricuciti su di uno dei personaggi più amati che viene riadattato negli anni come gli eroi dei fumetti più longevi o piuttosto secondo la moda del rimpasto di miti al cinema per condirli in un lancio che sembri nuovo, nel tentativo di riprenderne origini; origini però rifatte ad hoc con storie completamente diverse e infuse di ispirazioni eterogenee che colpiscono con le svolte di stile e snodi narrativi ma confondono anche sulla definizione del mondo e dei suoi personaggi.

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