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Cinespresso | March 29, 2024

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La famiglia Bélier

Valentina Zaccagnini

Review Overview

Cast
7.5
Regia
6.5
Script
7

Rating

Éric Lartigau nasce nel 1964 in Francia. Il suo esordio alla regia è nella pubblicità e solo molto più tardi approda al piccolo schermo con la trasmissione satirica "Guignols de l'info". Approda al cinema nel 2006 con “Prestami la tua mano”. Il suo grande successo "La famiglia Bélier" è ispirato al libro di Véronique Poulain "Les Mots qu'on ne me dit pas".

Anno: 2014 Distribuzione: BIM Durata: 100′ Genere: Commedia Nazionalità: Francia Produzione: Mars Film, France 2 Regia: Eric Lartigau  Uscita: 26 Marzo 2015

Campione di incassi in Francia, “La famiglia Bélier” è un racconto di formazione nel delicato contesto della disabilità, ma senza essere mai buonista

La famiglia Bélier vive, con gioia e spensieratezza, nella ridente e soleggiata Normandia. Sono allevatori e vivono dei formaggi che riescono a produrre e che vendono poi nel mercato locale. Sono uniti, sereni e non hanno alcun problema nonostante siano sordomuti. Tutti, tranne la loro figlia Paula, che parla, sente benissimo e che, a 16 anni, si trova a essere l’interprete della sua famiglia. Quali ambizioni si possono avere se si è consapevoli di essere l’unico ponte per permettere alla propria famiglia di comunicare col cosiddetto mondo dei “normali”?

Ma il destino, ovviamente, è dietro l’angolo: durante un corso di musica la giovane Paula scopre di avere una voce bellissima e, incoraggiata dal suo insegnante, decide di partecipare ad un concorso canoro indetto a Parigi da Radio France. Ma cosa ne sarà così della sua famiglia che, nel frattempo, è rimasta all’oscuro di tutto?

Per fortuna c’è ancora qualcuno che decide di girare film sulla disabilità senza il solito teatrino della compassione che obbliga a sentirsi in colpa. Perché è chiaro da subito che la famiglia Bélier non intende assolutamente farsi mettere all’angolo dalla propria condizione e questo grazie ad una scrittura ben riuscita che ci porta fuori dal registro scontato del pietismo per sposare invece l’ironia, il sarcasmo fino anche al politicamente scorretto. Illuminanti in questo senso sono le parole del padre:

“Essere sordomuti non è handicap, ma è un’identità…”

E che trovano conferma nei loro comportamenti decisamente sopra le righe, anche se un po’ giustificati, nei confronti dei “normali”.

A prescindere dalla storia che ci parla di quant’è importante perseguire i propri sogni nonostante le avversità (e che è un po’ scontata), la cosa interessante è la condizione di un’adolescente che vive nel mezzo fra due mondi: quello “normale”, dove le parole sono tutto e il loro significato è così forte e intenso da provocare “terremoti ormonali”; e quello del silenzio, dove gli sguardi sono eloquenti e i gesti assumono un peso assoluto nei rapporti e, se possibile, riescono a fare più rumore di qualsiasi suono. non si grida al miracolo, ma è piacevole farsi trasportare dalla brezza, soprattutto se si ride così.

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