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Cinespresso | March 29, 2024

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Cenerentola, remake del Classico Disney

Andrea Di Cosmo

Review Overview

Cast
7
Regia
6.5
Script
6.5

Buono

Nel filone dei remake di classici Disney dal vivo, Kenneth Branagh è incaricato di riportare Cenerentola producendone una confezione visivamente ricca e personaggi più sfaccettati nell'esprimere le proprie motivazioni. Citazioni dal classico con qualche novità per un film che si lascia guardare. Gradevole il corto iniziale Frozen Fever dove si ritrovano i personaggi del film animato: Frozen

Anno: 2015 Distribuzione: The Walt Disney Company Italia Durata: 105’ Genere: Fiabesco Nazionalità: Usa Produzione: Walt Disney Pictures Regia: Kenneth Branagh Uscita: 12 Marzo 2015

L’estetica di Branagh confeziona una versione della fiaba rispettosa con qualche novità

La proiezione del film è anticipata, come ultimamente è frequente in Disney, da un corto animato. Si tratta di Frozen Fever una sorta di sequel del fortunato film d’animazione: Frozen dove qui si celebra il compleanno della principessa Anna. Sua sorella Elsa prova ad organizzarle una festa coi fiocchi, di neve e ghiaccio, considerando i suoi poteri, nonostante un raffreddore improvviso. Un corto carino che fa vedere qualcosa dei personaggi amati senza farne un vero e proprio seguito da lungometraggio. C’è una canzone sul tema del raffreddore forse un po’ lunga ma piacevole e la curiosa trovata di far produrre mini pupazzi di neve ad Elsa mentre starnutisce e la simpatica apparizione di vari personaggi. Un corto scanzonato e leggero che vuole essere soprattutto un divertimento, una festa coi personaggi che il pubblico ha apprezzato nel film originale.

In questa versione di Cenerentola, invece, vediamo Ella bambina circondata dall’amore della madre, cui somiglia moltissimo, e del padre, in un ameno casolare ai margini della foresta, circondata dai suoi amici animali, principalmente: topi, uccellini e un’oca.

La storia sceglie di mostrarci la malattia e scomparsa della madre come un momento serio e commovente, dove Ella deve imparare a trovare la forza per andare avanti, rimanendo una persona gentile. Poi il padre penserà di fare del bene, a sé e alla figlia, sposando una vedova, Lady Tremaine, che porterà in casa insieme alle sue figlie, Genoveffa ed Anastasia. Dopo che anche il padre di Ella scompare in un incidente, gelosa della prima moglie, e della figlia che la ricorda così tanto, la matrigna e le sorellastre, iniziano a trattarla da serva fino a chiamarla spregiativamente: Cenerentola. Ella incontra il Principe a cavallo nel bosco, ma lui non gli dice chi è, finché lei stessa lo scoprirà quando la Fata Madrina riesce a mandarla al ballo organizzato dal Re, perché il Principe scelga una sposa.

Cenerentola di Kenneth Branagh fa parte del filone di recenti rifacimenti dal vivo di alcuni classici, prodotti dalla stessa Disney. Questo film a tratti richiama il classico animato Disney del 1950 come nei nomi dei personaggi, tra cui anche il topo Gas Gas, alcuni ambienti, come la soffitta dove vive Cenerentola e alcune citazioni. In particolare la Fata Madrina, che appare per consentire a Cenerentola di andare al ballo del Re, accenna alla formula magica: “Bibbidi Bobbidi Boo” in uno di quei momenti in cui, insieme alla scena del ballo col Principe, sembra quasi che il film voglia dare sfogo alle canzoni celebri dell’originale, anche se pure questo trattamento resta recitato, come gli altri remake dal vivo di film Disney. Tuttavia è piacevole ascoltare la stessa Cenerentola che si lascia andare in qualche piacevole canzone, tra cui una citazione di “Canta Usignol”, tratto dal film animato, dove trova il conforto alle sue pene, e incanta chi le sta intorno.

Al tempo stesso c’è l’approccio di Branagh a un film per la Disney dove la sua visione è più percepibile  nei dialoghi seri come il discorso della madre ad Ella e quelli del Re al Principe. Altrove la voce narrante che racconta la storia e i momenti dell’innamoramento tra Ella e il Principe è un insieme di momenti edulcorati e più adatti per il pubblico infantile.

Alcune accortezze rinnovano la storia e approfondiscono i personaggi. La bontà di Cenerentola si spiega come ricordo e rispetto dei genitori e persino la matrigna ha le sue motivazioni che la spingono a comportarsi in un certo modo, non è giustificata ma umanizzata e raccontata in modo più realistico. In questo senso è efficace l’interpretazione, a partire dalla voce e dagli sguardi di Cate Blanchett, forse l’interpretazione migliore del film. Le sue figlie restano le macchiette più simili al classico. Così la Fata Madrina interpretata da Helena Boham Carter ha la stessa sbadataggine della versione animata pur interpretando personalmente il personaggio, in modo divertente.

Lily James e Richard Madden, rispettivamente Cenerentola e il Principe, hanno la garbata bellezza adatta per il ruolo. I personaggi umani acquisiscono spessore in questa versione, anzi apprezzabili i dialoghi tra Cenerentola e la matrigna dove le donne si spiegano e la stessa fanciulla non piega sempre la testa ma chiede spiegazioni dei suoi maltrattamenti.

Gli animali sono stati inseriti anche in questa versione, compreso il gatto della matrigna: Lucifero. Essi sono carini anche se pagano lo scotto del passaggio dalle versioni animate al fatto di essere animali verosimili, per quanto mossi con l’aiuto della computer grafica. Qui non hanno la parola e per un vincolo di maggiore realismo non possono essere espressivi più di tanto. A livello narrativo la differenza è che non sono protagonisti di sottostorie e delle schermaglie col gatto, ridotte a una scena minima, ma sono più di contorno, salvo poi avere il loro momento quando i topi diventano i cavalli della carrozza, l’oca un cocchiere e due lucertole i lacchè. Diventando questi ultimi umani, seppur per poco, danno vita a delle scene divertenti.

Le scenografie e i costumi sono di un certo impatto. Le decorazioni della casa di Ella, con motivi floreali e animali, lo sfarzo della carrozza e del Palazzo Reale  e i costumi di Lady Tremaine e figlie, tanto esagerati da diventare kitsch. Gli aspetti visivi ricordano un po’ le scene d’epoca care al cinema di Branagh su classici della letteratura e qui realizzano un elaborata confezione.

Nel complesso questo Cenerentola ricorda il film classico del 1950 per alcune cose ma sembra più citarlo che rifarlo. Strano che le canzoni dell’originale siano ricantate per questa versione e relegate ai titoli di coda. Forse un modo per ricordarle comunque lasciando un desiderio però di sapere come sarebbero state se inserite nel film. D’altra parte il lavoro di questa produzione mette in scena la fiaba classica, dando un interessante spessore ai personaggi e anche rendendo più realistico e vissuto l’innamoramento dei protagonisti, parlando di accettazione della verità sull’identità delle persone.

Ancora interessante è il modo in cui viene spiazzato lo spettatore dopo il ballo in cui la scarpetta di Cenerentola fa un percorso diverso rispetto a quello noto al pubblico, così altre sorprese riguardano la ricerca di chi la portava e anche la matrigna si muove diversamente nel tentativo di risollevare la sua condizione economica e sistemare le figlie. A parte questi approfondimenti la storia è rispettata nella sua struttura andando a confezionare un film che rispetta uno schema che funziona e piace da sempre con qualche innovazione narrativa ma evita intelligentemente derive di alcuni precedenti film, sì coraggiose ma non proprio riuscite quali: Alice in Wonderland di Tim Burton e Maleficent. Considerando che la pratica di rifare film animati dal vivo della Disney continuerà ancora e già mostra il segno, Cenerentola si lascia guardare dando uno sguardo in più sulle motivazioni dei personaggi e qualche novità a un intreccio già molto amato.

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