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Cinespresso | April 25, 2024

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Focus: Will Smith e Margot Robbie giocano e (si) illudono

Marco Minniti

Review Overview

Cast
7
Regia
7
Script
7

Rating

Focus - Niente è come sembra rappresenta la prima fuoriuscita dei registi Glenn Ficarra e John Requa dalla commedia pura: ma questa gustosa crime story ha la levità del loro genere prediletto, in un gioco narrativo che accumula twist, inganni, doppi e tripli giochi, intrattenendo con stile e sicurezza.

Anno: 2015 Distribuzione: Warner Bros Italia Durata: 104’ Genere: Commedia, Thriller Nazionalità: Usa Produzione: Zaftig Films Regia: Glenn Ficarra, John Requa Uscita: 5 Marzo 2015

Una thriller comedy gustosa, quella di Glenn Ficarra e John Requa, in cui l’illusione e il condizionamento (a personaggi e spettatori) la fanno da padroni: con due protagonisti che non faticano a farsi benvolere

Nicky Spurgeon è un borseggiatore di professione. Uno di quelli che hanno destrezza e classe, capaci di suscitare ammirazione anche in chi non è dell’ambiente. Nell’ambiente, invece, vorrebbe entrarci disperatamente Jess Barrett: una truffatrice attraente, ma inesperta, che in un nightclub ha maldestramente cercato di fregare Nicky con un ricatto. L’abile ladro è geloso dei suoi segreti, e restio a condividerli con chicchessia, abbia pure le forme e l’avvenenza di Jess… ma alla fine cede al fascino della donna, insegnandole il mestiere. Jess impara bene, e in fretta, divenendo partner di Nicky nella truffa come nella vita; fin quando l’uomo, dopo il colpo più ambizioso e riuscito in uno stadio di New Orleans, non decide senza preavviso di mollarla.

Passano tre anni, e le strade dei due si incrociano di nuovo: Nicky viene contattato da un magnate dei motori di Buenos Aires, Rafael Garriga, che vuole ingannare gli esponenti del principale team rivale, facendo creder loro di essere entrati in possesso dei dati ingegneristici delle sue auto da corsa. La truffa, studiata nei minimi dettagli, rivela però un intoppo: Jess è ora la donna di Garriga, e di nuovo Nicky è incapace di resistere al suo fascino. La passione tra i due riesplode, ma l’industriale è un uomo vendicativo e pericoloso…

Per una volta, il sottotitolo italiano di un film rivela un’attinenza non pretestuosa col suo tema. Focus – Niente è come sembra è infatti tutto basato sull’illusione: quella che distrae la mente e fa abbassare le difese, creando le condizioni perfette per un borseggio; quella che i protagonisti mettono ripetutamente in atto nel corso del film, indossando maschere su maschere, quasi in un gioco di scatole cinesi, lasciando ogni volta la controparte (e lo spettatore) incerti su quale sia il loro reale volto. Un gioco che accomuna i protagonisti Will Smith e Margot Robbie, ma anche (forse) i loro partner e antagonisti, sempre impegnati nel doppio e nel triplo gioco, in un mondo in cui, come ricordato più volte nel film (e come puntualmente e prevedibilmente smentito dagli eventi) “non c’è spazio per l’amore”.

Il film di Glenn Ficarra e John Requa (già messisi in luce con la commedia, qui alla prima prova in un thriller, pur fortemente contaminato dal loro genere preferito) si divide sostanzialmente in due parti: nella prima, il film volteggia, leggiadro, sulle ali degli abili e felpati colpi messi in atto dai due protagonisti, con una leggerezza che a tratti ricorda l’hongkonghese Sparrow, di Johnnie To (dal tema analogo); nella seconda, acquista maggiore consistenza, mettendo in scena un intrigo e un complicato gioco di specchi, un twist dopo l’altro, rischiando di sovraccaricare la narrazione ma uscendone alla fine più che dignitosamente.

Qualche passaggio narrativo è forse prevedibile (parliamo in particolare dell’ultima svolta del plot) ma i due cineasti dirigono il tutto con stile e gusto, lasciando che lo script dipani con sicurezza le sue innumerevoli pieghe, affidandosi all’esperienza di due protagonisti per cui si prova istintiva simpatia. Sullo sfondo, prima una New Orleans senza paludi e coccodrilli, la cui carica mistica si esprime tra la folla di uno stadio, nel condizionamento mentale operato ai danni di uno scommettitore professionista; poi, una Buenos Aires colorata e chiassosa, multietnica quanto pericolosa. Su tutto, un’estetica debitrice a certo cinema anni ’80, nelle tonalità cromatiche iperrealistiche di giorni di festa perenne, e di notti che non dormono mai. L’intrattenimento, nella sua consapevole levità (nonché in qualche deja vu, che non disturba più di tanto) non manca di certo.

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