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Cinespresso | April 25, 2024

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“Motel” – The Bag Man, De Niro torna gangsta

Valentina Zaccagnini

Review Overview

Cast
6
Regia
5
Script
5

Rating

David Grovic è un membro della Directors Guild of America. Fin da piccolo ha delle importanti connesison nel mondo dello show-biz, che lo portano ad appassionarsi al montaggio. Nel 2012 decide di uscire dalla quinte e “Motel - The Bag Man” rappresenta il suo esordio al lungometraggio.

Anno: 2014 Distribuzione: Barter Entertainment Durata: 108′ Genere: Thriller Nazionalità: Usa, Bahamas Produzione: Cinedigm, TinRes Entertainment Regia: David Grovic Uscita: 26 Febbraio 2015

“Motel” è la prova che i rimandi evidenti ad Hitchcock, un boss malavitoso come character e un paio di nomi forti nel cast purtroppo non bastano a confezionare un buon thriller

Jack è un killer professionista i cui servigi sono richiesti dal potentissimo boss Dragna. Dovrà semplicemente trasportare una borsa da viaggio in un posto. Quindi, in attesa di ricevere informazioni più precise sul luogo e sulla missione, si chiude in un motel. Non fa nemmeno in tempo a chiudere la porta della stanza da accorgersi della presenza di altri loschi figuri che sembrano essere interessati a portagli via il prezioso bottino. Mentre è intento a prendere delle efficacissime misure di sicurezza per arginare i balordi, si ritrova una prostituta nella vasca da bagno che lo prega in ginocchio di offrirgli rifugio da dei non ben identificati tizi che la stanno molestando. Lui accetta di aiutarla, ma questo comporterà per loro numerosi altri guai. Allo spettatore invece viene lasciato l’ingrato compito di riflettere su una sceneggiatura martoriata.

Si nota sicuramente l’impegno sincero con cui Grovic intende rendere la storia che, seppur scritta male, è ricca di tanti richiami. Impossibile non pensare a “Psycho” per l’ambientazione, rifugio claustrofobico con un forte potenziale teatrale. I dialoghi sono pregni di linguaggio sporco e humor nero che vorrebbe ammiccare a Tarantino, ma il risultato invece è comico e non aiuta a approfondire l’eventuale portata drammaturgica dei protagonisti. Nonostante si dica che la fonte di ispirazione per il film sia l’antica fiaba romena “La Gatta” (che parla di redenzione femminile), il ruolo della prostituta/femme fatale Rivka – che pure è quello più interessante – non è minimamente valorizzato.

Tutto viene annacquato da un plot con velleità a metà fra il noir e il sensazionalismo spicciolo, a partire dalla fotografia troppo satura di Mason. Anche gli attori non vanno a concerto. De Niro, statico nel ruolo del gangster monoespressivo. Cusack così imbolsito da creare disagio. Da Costa poco credibile con costumi da pagliaccio. Tant’è. Ma in fondo non si deve essere troppo cattivi con questo film: merita di entrare a gamba tesa nella lista dei B-movie da vedere in casa con gli amici al sabato sera.

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