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Cinespresso | April 20, 2024

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Oltre la malattia, Julianne Moore è “Still Alice”

Annalisa Masi

Review Overview

Cast
8
Regia
8
Script
8

Rating

Infrangere un tabù, raccontando una delle tante malattie ancora avvolte nel silenzio. Julianne Moore, perfetta nel ruolo della protagonista, accompagna delicatamente lo spettatore con passo lieve e sguardo profondo. Al di là di stereotipi e facili pietismi, una storia che appartiene a tutti.

Anno: 2015 Durata: 99’ Distribuzione: Good Films Genere: Drammatico Nazionalità: Usa Produzione: BSM Studio, Backup Media, Big Indie Pictures, Killer Films Regia: Richard Glatzer, Wash Westmoreland Uscita: 22 Gennaio 2015

Una pesante diagnosi, e il desiderio di rimanere, nonostante tutto, se stessi. Julianne Moore nei panni di una donna coraggiosa in lotta contro lAlzheimer

Cos’è la malattia? Per alcuni è un’interruzione dell’esistenza, per altri una componente della vita stessa. Quel che è certo è che, in un modo o nell’altro, altera la quotidianità, catapultando improvvisamente chi la vive e i suoi cari in una sorta di dimensione parallela. Ancor più se la patologia è poco nota e non riconosciuta a livello sociale. Come nel caso dell’Alzheimer.

Solo negli Stati Uniti, oltre 5 milioni di persone soffrono di questa condizione. Si è attestato, inoltre, che le donne oltre i 60 anni corrono un rischio maggiore di sviluppare l’Alzheimer rispetto al tumore al seno. Eppure, si sa poco o niente dei suoi effetti, e delle difficoltà in cui incorrono coloro che la subiscono. E allora, arriva in soccorso il cinema con il suo innato potere narrativo, con film ispirati e illuminati quali Still Alice.

L’opera, tratta dall’omonimo romanzo di Lisa Genova, nasce in un momento molto particolare. Sceneggiato e diretto da Richard Glatzer e Wash Westmoreland, porta il segno di una grave diagnosi a carico del primo. Una concomitanza che arricchisce la rappresentazione, donandogli particolare profondità e realismo.

La storia è incentrata sul personaggio di Alice Howland. Una famiglia che rasenta la perfezione, poi la cattedra in linguistica alla Columbia University, e una serie di ricerche scientifiche che la portano a tenere lezioni nelle più prestigiose università americane. Riconosciuti i primi sintomi, Alice scopre di essere affetta da una forma precoce di Alzheimer, aggravata dalla familiarità. I primi effetti riguardano la professione, che subisce una brusca battuta di arresto. Ma anche la famiglia viene messa a dura prova, con l’alterazione degli equilibri oramai consolidati. Nel momento in cui nulla sembra avere più senso, la donna inizia però una struggente battaglia interiore, indirizzata a trattenere se stessa. E solo chi avrà la forza di accettare la realtà riuscirà a restarle accanto.

“Still Alice” è il coraggio di guardare in faccia la malattia, adottando la prospettiva di chi la affronta. Abbandonata la visione omologata e spettacolare di alcune serie TV, entra nel cuore della protagonista, e lascia lo spettatore immerso nella desolazione dei suoi silenzi. Eppure, si respira un gran desiderio di vita, e la serenità di chi sa di non essersi lasciato sfuggire alcuna occasione.

Centrata la scelta di affidare un personaggio così delicato e complesso a Julianne Moore, fragile e luminosa al tempo stesso. Non stupisce, così, la candidatura all’Oscar nella categoria Miglior attrice protagonista. Efficaci anche i comprimari, tra cui Alec Baldwin, nel ruolo di un marito affettuoso ma troppo debole per continuare ad esserlo, e Kristen Stewart, ultimogenita di inaspettata sensibilità. Nel cast anche Kate Bosworth e Hunter Parrish.

Un film dal potere catartico, particolarmente vicino a chi, in una posizione o nell’altra, ha vissuto sulla sua pelle situazioni del genere. Ma anche un’occasione per guardare la propria esistenza da un altro punto di vista.

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