“Due volte Delta” per la Sgarbi
Review Overview
Cast
6.5Regia
6Script
7Anno: 2014 Durata: 144′ Genere: Documentario Nazionalità: Italia Regia: Elisabetta Sgarbi
Un docu-film sul Po e la gente che abita le sue sponde visto con gli occhi della Sgarbi
Elisabetta Sgarbi, editor di Bompiani e, dal 1999, prolifica regista, dopo il successo di “Quando i tedeschi non sapevano nuotare” e “Quattro storie d’amore”, torna ancora a parlarci del suo adorato Polesine scegliendo di concentrare l’attenzione sui misteriosi, affascinanti e iniqui luoghi del Delta del Po. Il nuovo docu-film della regista ferrarese si divide in due episodi che svelano il mondo delle valli del Fiume e sull’attività principale che lo anima: la pesca.
Nella prima parte intitolata “Per soli uomini” viene raccontata la vita di Gabriele, Claudio “Sgalambra” e Giorgio “Bertinotti” che molto tempo fa hanno deciso di lasciare tutto e andare a vivere in uno dei punti più desolati del Delta per dedicarsi all’allevamento del pesce. La seconda parte “Il pesce siluro è innocente” viene accompagnata dalla morbida voce di Michela Cescon e si concentra molto di più sulla pesca a metà fra mestiere e rito, mostrando intere famiglie che, a bordo dei loro pescherecci, gettano le loro reti in mare alla ricerca di vongole.
La perizia nel lavoro di Sgarbi è l’attenzione ai molteplici aspetti della vita dei protagonisti. I lunghi momenti che mostrano la fatica di questo (voluto) mestiere vengono compensati da altri – meno frequenti, per la verità, e questo potrebbe essere un difetto – in cui la macchina da presa, indugiando sui volti dei protagonisti, apre una finestra sulla dimensione emotiva e sentimentale di questi eremiti che viene riassunta dalla malinconica uscita di uno dei pescatori: “Mia moglie non è qui, ha detto che non vuole vivere in mezzo ad un deserto”. Fuori dai ritmi frenetici e dalla morbosa tendenza all’aggregazione, il Delta silenzioso scandisce le vita dei pescatori che si fanno fieri e abili custodi del Fiume e le immagini di forte impatto visivo mostrano un ecosistema estremo e totalmente alieno al resto del mondo. Ma viene soprattutto raccontato il “mestiere” del pescatore, in cui la solitudine è forse il solo vero rovescio della medaglia per avere scelto consapevolmente la propria libertà.
Prodotto dalla stessa Sgarbi, nelle vesti di Betty Wrong, in collaborazione con Rai Cinema, il film è una dichiarazione d’amore scevra da ogni buonismo nei confronti del crudo paesaggio polesano e delle orgogliose anime che lo animano.
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