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Cinespresso | April 25, 2024

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“The Homesman” di Tommy Lee Jones

“The Homesman” di Tommy Lee Jones
Cristina Mancini

Review Overview

Cast
8
Regia
9
Script
9

Rating

Un film che emoziona guardando oltre gli stereotipi. Realizzato con cura e attenzione ha molti pregi. Tra questi quello di mostrare un'altra America che non è fatta solo di secessione, grandi uomini e guerre. Una storia che con ironia sa approfondire i sentimenti e a cui molti registi dovrebbero guardare con rispetto ed ammirazione.

Anno: 2014 Durata: 122’ Distribuzione: EuropaCorp. Distribution Genere: Drammatico, Western Paese: Usa Produzione: EuropaCorp, Ithaca, Javelina Film Company Regia: Tommy Lee Jones Uscita: Unknown

Un western movie che conquista la Croisette, il pubblico e la critica. L’opera di Tommy Lee è un capolavoro di “genio e regolatezza”

La storia americana è stata raccontata mille volte dal cinema. Ogni aspetto politico, storico e culturale è stato affrontato. C’è chi l’ha fatto con le biografie dei Presidenti, chi con l’epopea degli Indiani, chi attraverso le grandi guerre in cui gli Stati Uniti sono stati, volenti o nolenti, coinvolti.

Ma il regista texano del ‘46, Tommy Lee Jones, che aveva esordito nel 2005 con The Three Burials of Melquiades Estrada, con questo film, The Homesman, in concorso al 67ª edizione del Festival di Cannes dipinge l’America della frontiera, attraverso la prospettiva delle donne. Quelle donne coraggiose che a cavallo tra Otto e Novecento contribuirono alla grandezza degli Stati Uniti e che pochi registi hanno saputo valorizzare.

Tutto comincia sulle pianure del Nebraska. Una proprietaria terriera di midle age, Mary Bee, interpretata da un’incredibile Hilary Swank con la passione per la musica e la voglia di sposarsi, delusa dall’ennesimo rifiuto, decide di lasciare la casa per incamminarsi verso Iowa. Destinazione finale New York. I tempi sono duri, la carestia distrugge vite umane, bestie e raccolti. C’è chi impazzisce di dolore. Mary Bee decide di assolvere una missione affidatagli dalla Chiesa: portare tre giovani donne folli in Iowa dalla moglie del primo ministro (Merly Streep) che si prenderà cura di loro.

Ma se è vero le vie del Signore sono infinite è anche vero che sono lastricate di ostacoli. Infatti, Mery Bee nel viaggio salva la vita a un poco di buono (il regista interpreta la parte di George Briggs) che diventa il suo aiutante, incontra una tribù di Indiani che si prenderanno un cavallo e un cowboy che tenta il ratto della donzella. A questo punto la storia cambia e i protagonisti s’invertono. A lui l’onere di portare a termine la missione tra incendi di hotel e peripezie di ogni genere.

Inutile dire che il finale, a suon di musica country, dollari falsi e saloon, è degno delle migliori attualizzazioni western. La morale sottilmente lascia intendere che anche i cattivi hanno un cuore, ma soprattutto che le donne sono il vero motore del mondo. I loro sentimenti sono forti, le loro ambizioni ancor di più. Così come le loro debolezze che in fondo sono quelle di tutti, senza distinzioni di genere: la ricerca di un partner per la vita, la necessità di realizzarsi ieri come oggi. Bello è stato vedere qualcuno che ha saputo coglierne le sfumature e carpire le mille sfaccettature dell’anima femminile.

Tecnicamente perfetto il film è condito di ironia, grazie ai dialoghi e alla sceneggiatura di Kieran Fitzgerald, Wesley Oliver e, senza due non c’è tre, lo stesso Lee Jones. Fotografia centrata, così come il cast, la musica originale di Marco Beltrami e il montaggio di Roberto Silvi. Insomma, un gran bel film che merita onori e gloria.

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