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Cinespresso | April 25, 2024

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Genesi di una hit: Marina

Genesi di una hit: Marina
Francesco Di Brigida

Review Overview

Cast
8.5
Regia
8
Script
9

Rating

Storia e relazioni tessute meravigliosamente. Ne viene fuori una magnifica tensione tra attori. Non è mai da sottovalutare un’opera che fa scalpitare il petto fino a lasciare gli occhi lucidi, catapultando lo spettatore in una favola che è storia vera, attraverso l’immediatezza delle note.

Anno: 2013 Durata: 120’ Distribuzione: Movimento Film Genere: Biografico, Drammatico Paese: Belgio, Italia Produzione: Orisa Produzioni, Eyeworks Film & TV Drama NV; Les Films Du Fleuve Regia: Stijn Coninx Uscita: 8 Maggio 2014

Dopo i successi in Belgio e in giro per il mondo, arriva anche in Italia il coinvolgente biopic su Mister “Marina”: Rocco Granata

Gli anni cinquanta erano tempi duri, ma volte bastava una canzonetta a tirarsi su dalle difficoltà della vita. Note facili di grandi singoli che si sentivano nelle radio a galena in casa o al bar con una moneta nel jukebox. Altro che internet. E se un annuncio ti offriva una buona paga per un lavoro duro e lontano dal tuo mondo, i dubbi sull’andare erano pochi. Per esempio in Belgio. Altro che internet. In quel boom fatto non solo di benessere partì dalla Calabria Salvatore GranataMarina, la nuova regia di Stijn Coninx, è la storia di Rocco Granata, l’autore di quel motivetto quasi universale nel pentagramma della memoria, ma soprattutto nei cuori di tantissimi migranti.

Nella nuova vita da minatore, il papà del piccolo Rocco, con il volto determinato e gli occhi nostalgici di Luigi Lo Cascio sarà raggiunto presto dalla sua famigliola in una fredda cittadina fiamminga. Il passaggio dalla solarità di un borghetto calabro alle case umili e grigie su viottoli fangosi riservate ai minatori stranieri è forte e funziona. Forse è un po’ calcato il cliché dell’Italia rurale. Nella scena dei panni stesi al sole basta niente, a quanto sembra in un paese del Sud, per mollare tutto e improvvisare una pizzica con gli uomini che spuntano di colpo dalle scale in pietra. Le donne lasciano faccende, figli e cucine ornate di peperoncini e forme di cacio per un abbraccio musicale ai mariti. Del resto sono culturemi italici che colpiscono ogni occhio estero, con successivi ricami che spesso fanno sorridere. Nulla di grave, se capita anche nel film romano di Woody Allen.

Anche questo neo evidenzia storia e relazioni tessute meravigliosamente dal regista e sceneggiatore. Rocco (il giovanissimo Cristian Campagna) è molto legato alla madre, che ha sguardo e accoglienza di una Donatella Finocchiaro ben inquadrata in un ruolo di donna d’altri tempi. Ma la dirompenza dell’ultimo lavoro di questo candidato belga all’Oscar per il Miglior film straniero nel ’93 (era Padre Daens il titolo) sta in tre elementi: il rapporto tra Rocco (da ragazzo Matteo Simoni) e il padre; il sogno e la scalata per vivere facendo musica con la fisarmonica; e quello dell’amore per una ragazza alla quale verrà dedicata la celebre canzone.

Per Salvatore la vita in miniera va evitata al figlio Rocco, ma la necessità di un lavoro “normale” può schiacciare ogni cosa, anche i sogni. Caratteri diversi, Coninx li rende simili sulla tastiera dello strumento durante le lezioni davanti casa, quanto duramente opposti in tanti altri episodi che ne vedono lo scontro, stringendo tra mood contrastanti. Ne viene fuori una magnifica tensione tra attori. Lo Cascio, rigido e aspro come un soldato, con il pianto nel cuore e la fatica nelle mani per il rimorso di una vita migliore ancora lontana per la famiglia. Simoni invece pieno di slancio, dinoccolato e testardamente immerso nella sua passione. Il punto cruciale tra i due e l’amore per la musica è segnato dal cameo di Rocco Granata, il vero autore.

Dall’improvvisazione/composizione su Marina il singolo del ’59, alla cover di Buonasera Signorina, Rocco fa faville nelle balere, e i dettagli fuori e dentro di esse non sfuggono all’occhio della macchina da presa. A conflitto e melodia nella genesi della hit il regista ha aggiunto la love story travagliata con una biondina che sembra negare, solo cromaticamente, quel “una ragazza mora ma carina”. Ha il viso di Evelien Bosmans, valente attrice belga dal piglio innamorato di una lolita nordica.

La macchina da presa amalgama gli attori in un grande affresco pieno di movimento per un biopic che è tante cose: riscoperta di un artista e nascita di una hit seconda solo a Volare; è una fetta di storia dell’emigrazione italiana, con un sensibile approccio alle relazioni tra residenti e forestieri di lingue e culture confliggenti; e poi è vita ingrata in miniera e solidarietà familiare.

Alla recente presentazione italiana, Stijn Coninx ha confessato di aver rivelato a Sorrentino il suo voto per l’Oscar a Alabama Monroe, candidato belga per il Miglior film straniero, rassicurandolo nella stessa telefonata: «Però stai tranquillo, perché la prossima volta ci andremo insieme». A sentirlo dopo la vittoria è un buon auspicio, anche per il film tra i dieci belgi dai botteghini internazionali più ricchi di sempre. E a parte i numeri che sta facendo e che continuerà a fare, non è mai da sottovalutare un’opera che fa scalpitare il petto fino a lasciare gli occhi lucidi, catapultando lo spettatore in una favola che è storia vera, attraverso l’immediatezza delle note.

Altre foto da “Marina” sono sulla nostra pagina Facebook

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