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Cinespresso | April 23, 2024

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Tracks – Attraverso il deserto

Tracks – Attraverso il deserto
Valeria Brucoli

Review Overview

Cast
8
Regia
8
Script
8

Rating

John Curran punta l'obiettivo sulla traversata nel deserto e sull'anima tormentata della protagonista trasformando un viaggio crudele nella ricerca del sé.

Anno: 2014 Durata: 112′ Distribuzione: BiM Distribuzione Genere: Drammatico, Biografico, Avventura Nazionalità: Gran Bretagna, Australia Produzione: See-Saw Films Regia: John Curran Uscita: 30 Aprile 2014

Un viaggio in solitaria nel deserto australiano per superare i limiti del corpo e dell’anima

“Io non amo l’uomo di meno, ma la Natura di più”. I versi di George Byron che accompagnano il viaggio di Christopher McCandless attraverso le terre selvagge dell’Alaska in Into the Wild, la pellicola diretta da Sean Penn, che celebra la ricerca di una dimensione di solitudine e meditazione lontano dal rumore della società, sotto il cielo stellato e a stretto contatto con la natura, veste alla perfezione le intenzioni di Robyn Davidson, che da sola con quattro cammelli ha attraversato il deserto australiano da Alice Springs all’Oceano Indiano.

La ricerca dell’isolamento incontra la ricerca dell’identità in una natura ostile e arida in due viaggi estremamente lontani nello spazio ma vicini per intenzioni. Perchè quando l’uomo, intossicato dalla tecnologia e sommerso dal superfluo, sceglie di spogliarsi dei carichi pesanti, del denaro e dei mezzi di trasporto più veloci, e di perdersi nella natura, a piedi nudi e in solitudine, inizia un viaggio di formazione che non contempla compagni e antagonisti, ma solo la forza d’animo del singolo e i fantasmi di ciò che si è lasciato indietro. Il freddo pungente dell’Alaska scarnifica e tempra l’anima quanto il sole bruciante del deserto australiano, ma l’ostilità della Natura che mette alla prova gli spiriti forti come quelli di Davidson e McCandless è la condizione essenziale affinché il viaggio trovi la sua ragion d’essere in una ricerca dell’essenza della felicità, che sia nella condivisione delle esperienze o nella solitudine più estrema.

La signora dei cammelli (Mia Wasikowska) inizia il suo viaggio verso l’Oceano Indiano nel 1977, decisa ad affrontare 2700 chilometri di deserto in completa solitudine, fatta eccezione per il suo cane e per una manciata di cammelli, addestrati pazientemente nei mesi antecedenti alla partenza. Il percorso è chiaro e delineato con tratti netti sulla sua mappa. L’impresa è al limite dell’impossibile ma, nonostante le preoccupazioni di amici e familiari, Robyn è decisa a seguire il richiamo del deserto. Si tratta di lei, della Natura e di nessun altro. L’unica intromissione che non può fare a meno di tollerare è il fotografo Rick Smolan (Adam Driver), che ha il compito di documentare il suo straordinario viaggio per conto del National Geographic. Gli occhi del mondo sono puntati su di lei, ma Robyn si rifiuta di porgere sorrisi artefatti ai fotografi insistenti, e procede senza mai smettere di guardare l’orizzonte il viaggio che ha accuratamente progettato. L’acqua scarseggia e la sabbia brucia sotto i sandali consumati, ma Robyn è inarrestabile.

John Curran ha ricostruito l’intero viaggio facendo combaciare alla perfezione gli scatti di Smolan e i frammenti del romanzo autobiografico Tracksscritto dalla stessa Robyn Davidson, e ha ripercorso accanto alla protagonista tutte le tappe della sua marcia nel deserto, perdendosi continuamente nella solitudine interiore della paura e del dolore per poi ritrovarsi nella solitudine esteriore, balsamo per l’anima. L’obiettivo nitido e impietoso non nasconde la crudeltà di un territorio ostile e di una natura selvaggia, che mette a dura prova il corpo esile di Robyn, che si consuma e si assottiglia di pari passo con il suo cammino, come i suoi abiti, sempre più logori e marci. Ma al di là della pura osservazione della sua marcia solitaria, Curran partecipa al viaggio e allo stato emotivo della protagonista, entrando nella sua mente in cerca delle motivazioni più profonde che l’hanno portata ad affrontare un rischio così grande.

Il lutto, l’abbandono e un’infanzia tormentata fanno da contraltare all’affetto costante dei suoi cani, i suoi unici punti di riferimento nella ricerca del suo posto in un mondo in cui gli esseri umani sono troppi, e troppo molesti. Proprio come il fotografo Rick Smolan, che pur mostrandole amicizia viene percepito come una presenza soffocante per il solo fatto di accompagnarla per brevi tratti della sua traversata e che, come il resto del mondo, non può fare altro che vegliare su di lei a distanza, silenziosamente.

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