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Cinespresso | April 25, 2024

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Le operette immorali di Von Trier. Vol. 1

Le operette immorali di Von Trier. Vol. 1
Francesco Di Brigida

Review Overview

Cast
7
Regia
7.5
Script s.v.
0

Rating

Nymphomaniac Vol. 1 è diretto verso il petto, la testa e lo stomaco del pubblico. Una fulminante, fastidiosa, sarcastica, scorretta e giocosa lezione di Lars von Trier in un piccolo anti-manuale d’amore, o manuale dell’anti-amore.

Anno: 2013 Durata: 110’ Distribuzione: Good Films Genere: Drammatico, Erotico Paese: Danimarca, Germania, Gran Gretagna, Belgio Produzione: Zentropa, Heimatfilm, Film i Väst, Slot Machine, Caviar Films, Concorde Filmverleih, Artificial Eye, Les Films du Losange, European Film Bonds Regia: Lars von Trier Uscita: 3 Aprile 2014

Arriva in Italia il Volume 1 di Nymphomaniac, il film scandalo di Lars von Trier presentato a Berlino

Continua il percorso cinematografico di contrasti impensabili, blasfemi, altre volte oltraggiosi, o semplicemente paradossali di Lars von Trier. Questa volta i macro temi a confliggere sono sesso e amore, e per strumenti “didattici” il regista danese utilizza il registro dei capitoli, didascalie schematiche, ma anche le metafore – come quella tra pesca alla mosca e gara di seduzione in treno. Ma fa facciamo prima un po’ d’ordine. È notte, e Joe (Charlotte Rampling) viene trovata a terra dal serafico Seligman (Stellan Skarsgård), che la porta a casa sua per curarla dalle misteriose contusioni riportate. Inizia qui il racconto di quella che si scoprirà un’incallita ninfomane.

Nei flashback la giovane Joe alla scoperta della sua brama è la debuttante Stacey Martin. La sua sfrenata lolita avrà a che fare con personaggi sottomessi o vendicativi, freddi o incoscenti, perversi o affezionati, innamorati o calcolatori, in un crescendo di miseria umana e morale che è opportuno dirlo, non proverrà soltanto dalla ragazza. E a fiancheggiare la giovane protagonista in questo Nymphomaniac Vol. 1, del ricchissimo cast vedremo Shia LaBeouf, un fiducioso Christian Slater, e una magistrale Uma Thurman da teatro dell’assurdo.

– Se ti chiedessi di prendere la mia verginità, sarebbe un problema?

– No, nessun problema

I dialoghi sono ridotti all’osso nelle scene di seduzione, che nonostante la versione tagliata dal 3 aprile in sala, nulla lasciano all’immaginazione. Questa prima parte avrà il suo seguito nel Volume 2, altrettanto tagliato, dal 24 aprile nelle sale. A questa prima versione della durata complessiva di 4 ore seguirà, nella seconda metà del 2014, la distribuzione per quella integrale di 5 ore e mezza totali. Una maratona a puntate tra sesso e miserie umane davvero niente male come trovata commerciale.

Ma torniamo a noi. L’astuto Von Trier mescola i due piani narrativi utilizzando diversi stili di fotografia, la musica classica e le partizioni numeriche come la sequenza di Fibonacci. Li costruisce entrambi su un’idea di ambienti non solo umanamente ma anche scenicamente squallidi, comunque tendenzialmente tristi o quantomeno inospitali, eccezion fatta per alcuni ricordi di Joe con il padre appassionato di botanica o legati alle lunghe passeggiate al parco. Come spesso accade, l’autore vincitore della Palma d’Oro con Dancing in the Dark cerca lo shock dello spettatore in maniera frontale. Sembra alzare il tendone del suo piccolo circo tenendo costantemente d’occhio la reazione di chi è seduto in poltrona, misurandone il feedback nel senso di sgradevolezza percepito alla visione di ogni immagine. Il bello condivisibile diventa allora complice della spiegazione dell’inaccettabile. Della dissolutezza di questa ragazza sola con la sua dipendenza, con la sua devianza.

Il conflitto coltivato è tutto diretto verso il petto, la testa e lo stomaco del pubblico. I filtri, anzi gli strumenti in questo caso sono ricercati, e finemente diretti da una regia che per precisione e lirismo sembra una direzione d’orchestra. Si gioca con le allusioni. Dettagli di gocce di pioggia sulla ruggine o corde da palestra che vibrano, foglie tra le dita, perfino i cioccolatini in palio e le forchette da dolce per i rughelach (piccoli croissant della tradizione pasticcera giudaica) sono elementi fortemente sensuali, legati perlopiù alla tattilità. Il personaggio generoso ma a tratti inquietante di Skarsgård semina alcuni piccoli meccanismi notevoli. Dalla polifonia di Bach alla lezione di pesca. Le operette immorali sulla biografia genitale di Joe si fanno piccolo anti-manuale d’amore, o manuale dell’anti-amore. O almeno in questo primo atto. Non resterà che seguirne il secondo per chiudere la fulminante, fastidiosa, sarcastica, scorretta e giocosa lezione di Lars von Trier.

Anche per questo suo lavoro, vale la stessa cosa sul regista del nord Europa: o lo si odia, o lo si sopporta. E se si sopporta, forse prima o poi potrà anche essere possibile iniziare a provare qualcosa, e forse più, di positivo verso di lui e le sue opere. Assolutamente non garantito.

Altre foto da “Nymphomaniac Vol.1” sono sulla nostra pagina Facebook

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