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Cinespresso | April 25, 2024

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Need for Speed dinventa un film

Need for Speed dinventa un film
Francesco Di Brigida

Review Overview

Cast
6.5
Regia
6
Script
5.5

Rating

Un circo d’inseguimenti, auto che cappottano, Hammer in controsenso, muscle car strepitose, posti di blocco che saltano come birilli. Tante scene ben fatte, ma televisive: non c’è poetica dei cavalli, di carburatori e pistoni.

Anno: 2014 Durata: 124’ Distribuzione: 01 Distribution Genere: Azione Paese: Usa Produzione: EA Entertainment, Dreamworks Regia: Scott Waugh Uscita: 13 Marzo 2014

Dopo vent’anni di corse sulle consolle di tutto il mondo, Need for Speed esce dai joypad per entrare nei cinema, a tutta birra

Era il 1994. PlayStation e tutto il nuovo corso dei videogiochi evoluti che avrebbero lasciato gli anni ottanta indietro per sempre erano solo agli albori. Need for Speed è la serie di corse giocabili più vendute di sempre. Più di venti versioni e 150 milioni di copie in 60 lingue, per il piacere di nuovi e vecchi addicted, dal 13 marzo sarà anche un film di corse, lotte tra potere e onore, tra giustizia e viltà.

Tobey Marshall (Aaron Paul) è il capomeccanico dell’officina Marshall Motors. Siamo a Mt. Kisco, una verde contea poco a nord di New York. Con il suo team, Tobey non solo trucca e ricostruisce auto rendendole dei bolidi irraggiungibili e dalle linee uniche, ma stravince, da pilota, corse illegali. Tutto prenderà una piega personale quando, per varie vicissitudini, dovrà sfidare il suo rivale di sempre, Dino Brewster (Dominic Cooper) per contendersi il prestigioso trionfo nella corsa più pericolosa degli Stati Uniti: un circo di supermotori organizzato, seguito e commentato dal fantomatico Monarch (Michael Keaton) dalla sua web radio in postazione segreta. Stiamo parlando del trofeo De Leon.

– Gli hai ucciso il carrello della spesa!

– Tenetemi da parte una birra

Recita uno scambio tra il protagonista e il simpatico Scott Mescudi, nei panni del navigatore/elicotterista Benny, mentre in gara investono la paccottiglia a rotelle di uno spaurito senzatetto. C’è molta action in questa cineversione del videogame, ma resta più vicina al gioco che al grande schermo, sottraendo allo spettatore/giocatore la possibilità di divertirsi con i suoi polpastrelli. Poco male se le intenzioni della EA erano sicuramente buone. Quelle cioè di mettere in scena una storia che ricordasse i film con Steve McQueen. Ma intanto il protagonista, seppur interessante, non ha un carisma così vicino al divo, e poi qui non c’è abbastanza polvere.

La sceneggiatura sarebbe anche ben scritta se i dialoghi non fossero accompagnati da raccordi a cesoia. Tutto è orientato, da un certo punto di vista anche giustamente, sulle auto, sulla loro lucentezza e velocità. Ma a ben guardare il racconto, nonostante parta da un plot pieno di sentimento, diventa freddo come le sue macchine prima di rombare. A volerlo paragonare a qualcuno, potrebbe ricordare il Lincoln Hawks di Stallone in Over the Top questo meccanico in cerca di rivincita. Ma di cuore ce n’è troppo poco, e soprattutto l’unico bel tratto estetico è quello del fantastico design automobilistico di ogni auto. Sull’ispirazione ai vari DuelGrand Prix e Il braccio violento della legge si può parlare senz’altro di un’accurata tecnicità nel realizzare, live, tutte le corse. L’impianto di telecamere sulle varie Koeniggsegg AgeraGran TorinoFord MustangBugatti VeryonMcLaren P-1Lamborghini Sesto ElementoSaleen S-7 e Spano GTA realizzerà da una parte i sogni dei giocatori di tutto il mondo che le hanno fatte sfrecciare su tivù e pc, ma dall’altra la regia non è spettacolare, limitandosi a seguire le supercar, senza invenzioni. La possibilità sprecata del regista Scott Waugh era quella di prendere un videogame storico e farne un racconto epico. Un’avventura di rombi e sfide, vittorie e perdite che poteva odorare di vita, ma invece sa solo di tappezzeria d’auto. Waugh viene da una grande famiglia di stuntman, e potrà dare molto di più al cinema quando riuscirà ad approfondire meglio interiorità dei personaggi, narrazione e ricerca dell’immagine, come e quanto fa già nell’esecuzione di scene spettacolari e complesse riprese rigorosamente, scelta mirabile, senza l’aiuto di trucchi digitali.

Poi ci sono presenze e personaggi particolarmente interessanti che non ti aspetti. Il Monarch di Keaton ad esempio è una valanga di parole, passione e adrenalina dalla sua scrivania che versa senza fiato nel suo microfono. Un film come questo doveva essere tutto come il suo Monarch. Pochi minuti i suoi, che scaldano la pellicola più delle stesse corse. C’è il giovane Pete, con il volto angelico di Harrison Gilbertson, giovane e talentuoso australiano di cui sentiremo presto parlare. E la star nascente, la britannica Imogen Poots è la mediatrice di vendita auto di lusso Julia, che porta un importante tocco di femmilità ben declinato in sprezzante avventuriera dell’asfalto.

Need for Speed è un circo d’inseguimenti, auto che cappottano, Hammer schierati in controsenso, muscle car dalle linee strepitose, posti di blocco che saltano come birilli. Tante scene ben fatte, ma televisive. Non c’è poetica dei cavalli, di carburatori nè di pistoni. Siamo lontani dalla sfida visiva e intima vinta dal recente Rush, così questa ennesima versione su grande schermo di un famoso videogame rimane più una buona occasione per sgranocchiare popcorn che non quella per guardare un grande film.

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