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Cinespresso | April 25, 2024

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Prossima fermata Fruitvale Station

Prossima fermata Fruitvale Station
Francesco Di Brigida

Review Overview

Cast
7.5
Regia
7
Script
6.5

Rating

Tutto il film è un inevitabile presagio, un trampolino non facile costruito intorno alla tragedia realmente consumata. Coogler ci riesce abbastanza bene. La storia è molto realistica e tutto il cast è ben immerso in una Bay Area raccontata con immagini quasi da reality.

Anno: 2013 Durata: 84′ Distribuzione: Wider Genere: Biografico, Drammatico Nazionalità: Usa Produzione: Forest Whitaker’s Significant Productions, OG Project Regia: Ryan Coogler Uscita: 13 Marzo 2014

Il 13 marzo arriva anche nelle sale italiane il film sul fatto di sangue che nel 2009 indignò l’America: l’omicidio a sangue freddo di un ragazzo innocente da parte di un poliziotto a una fermata della metropolitana di Oackland

Il primo gennaio alcuni videofonini a Fruitvale Station, stazione della metropolitana di Oackland in California, ripresero dei poliziotti mentre tenevano in stato di fermo alcuni ragazzi neri che volevano solo divertirsi per capodanno. Era il 2009 e l’epilogo di quell’assurda mattina fu l’omicidio di Oscar Grant, ventiduenne padre e di una bambina di quattro, proprio per mano di un tutore della legge. Il film di Ryan Coogler ricostruisce la giornata del 31 dicembre, l’ultima del ragazzo assassinato in quel brutto mattino.

Una madre attenta e affettuosa, interpretata dal Premio Oscar Octavia Spencer, la compagna Sophina (Melanie Diaz) e la vivace Tatiana (Ariana Neal), finalmente innescano qualcosa di costruttivo nel carattere difficile di Oscar (Michael B. Jordan). Forse quest’ultimo dell’anno è un passaggio per cambiare vita e smetterla con lo spaccio, le risse, i periodi dietro le sbarre. Forse è il momento di tenersi stretto un lavoro onesto, e soprattutto la sua famiglia. È questo che Coogler, già regista di alcuni short-film e qui al suo esordio in un lungometraggio, cerca di trasmettere con le sue immagini crude, filmate interamente in macchina a mano. E Jordan, protagonista sincero e interessante, di questo ruolo scomodo ne ha parlato anche durante la presentazione del film in Italia, sottolineando invece il percorso del proprio lavoro attraverso la scoperta degli ambienti e delle persone che circondavano Oscar, e dei rapporti che intesseva con ognuna di loro.

“Sono emersi tanti Oscar. Era una persona diversa a seconda di quelle con le quali s’interfacciava. La madre, la famiglia, gli amici. Da questi ingredienti sono riuscito a interpretare il film. Incontrarne la famiglia è stato sia un grande privilegio che una grande responsabilità, perché ho dovuto rendergli giustizia”

L’occhio discreto del regista e sceneggiatore ammorbidisce la storia con la vita domestica di una famiglia, per certi versi affiatata e per altri incrinata, ma che riunita intorno a una tavola imbandita di granchi, pesci gatto e gumbo special (la zuppa di pesce comune nel sud degli States, a base di okra, o gombo, gamberi, verdure e spezie), vive la festa in maniera semplice ai bordi della grande città. Tutto il film è un inevitabile presagio, un trampolino non facile costruito intorno alla tragedia realmente consumatasi. Coogler ci riesce abbastanza bene. La narrazione è molto realistica e tutto il cast è ben immerso in una Bay Area raccontata con immagini quasi da reality. Forse c’è un po’ troppo presagio scritto sui personaggi, ma fa parte di una spettacolarizzazione necessaria per la costruzione di una tensione filmica in stile hollywoodiano. Modus operandi comunque limitato forse anche dalla supervisione alla produzione di Forest Whitaker, lungimirante nel realizzare il progetto del giovane regista di Oackland. Ma c’è anche la voglia di documentare, di allargare il monito e la conoscenza di queste ingiustizie in un cinema civile necessario. E anche in Italia, con i nostri Federico Aldrovandi, Gabriele Sandri e Stefano Cucchi il lavoro non solo della giustizia, ma anche divulgativo sarebbe importante. Come lo è stato, a suo modo, ad esempio Pasolini, un delitto italiano.

Prossima fermata Fruitvale Station si è aggiudicato il Gran Premio della Giuria all’ultimo Sundance Film Festival e il Premio Avenir come Miglior film di debutto al Festival di Cannes, mentre Michael B. Jordan ha ricevuto diverse candidature come Miglior attore protagonista. Film da vedere quanto storia da conoscere, si aggiunge come un biopic crudo e molto umano di una storia agghiacciante. Occhi profondi di un ragazzo di strada e l’andatura hip hop di tanti giovani americani invece per Jordan. Speranze e immaturità, errori e debolezze, rassegnazione e voglia di divorare la vita tagliate poi dall’incredulità, sono tutte nette e palpabili nell’interpretazione dell’attore che forse sarà destinato a una fama planetaria, ancora di più dall’imminente lavorazione dei Fantastici Quattro, dove sarà Johnny Storm, l’Uomo Torcia.

Sulla nostra pagina Facebook troverete le foto di Michael B. Jordan a Roma

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