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Cinespresso | April 24, 2024

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Boyhood di Richard Linklater

Valeria Brucoli

Review Overview

Cast
7.5
Regia
8.5
Script
7.5

Rating

Linklater si pone tra finzione e realtà affacciandosi per dodici anni sulla vita dei suoi personaggi.

Anno: 2014 Durata: 164’ Distribuzione: Unknown Genere: Drammatico Nazionalità: Usa Produzione: Richard Linklater, Cathleen Sutherland Regia: Richard Linklater Uscita: Unknown

Un romanzo di formazione che raccoglie lo scorrere del tempo in una serie infinita di frammenti essenziali ed evocativi

Se esiste un piccolo spazio nel mezzo, tra vita reale e finzione, Richard Liklater è riuscito a guardarci attraverso e a cogliere l’essenza del mondo finzionario del cinema che per raccontare il passare del tempo non ha necessariamente bisogno di trucchi e di artefici, ma di attese. Boyhood è un’attesa durata dodici anni, un Bildungsroman che osserva lo scorrere del tempo su un ragazzo che da bambino diventa uomo. Perso nel suo mondo immaginario per allontanarsi anni luce da una famiglia disgregata e incapace di mettere radici, Mason osserva il cielo e i frammenti più insignificanti della realtà che lo circonda, prima con gli occhi poi con la sua macchina fotografica.

Figlio di un musicista mancato dallo spirito infantile e di una donna all’eterna ricerca della strada giusta e dell’illusione della sicurezza che finisce per incappare ogni volta nell’uomo sbagliato, Mason è un outsider ma non cade mai nell’isolamento. Con una saggezza e una comprensione che va al di là dei suoi anni, affronta gli innumerevoli divorzi e trasferimenti con ottimismo, ricreandosi ogni volta un nuovo spazio vitale, un ambiente confortevole allietato dalla musica, dall’arte e da amici sempre nuovi.

Senza il bisogno di documentare ogni istante della vita di questa famiglia, Linklater colleziona una serie di istantanee essenziali che si focalizzano solo per pochi giorni all’anno sulla linea della crescita di Mason e omettono i passaggi canonici della sua maturazione per coglierlo all’improvviso nel bel mezzo di una bravata o di un bacio appassionato. Il mondo attorno a lui si modifica e così la musica, le mode e la tecnologia che influenzano radicalmente i suoi comportamenti e Linklater riunisce sapientemente ogni tassello degli ultimi dodici anni della storia americana, senza risultare ossessivo, ma lasciando trasparire il contesto culturale dai piccoli gesti dei suoi personaggi.

A quanto pare il regista indipendente statunitense subisce un fascino particolare dall’osservazione dello scorrere del tempo sui personaggi, che diventa spietato quando questi iniziano a sfiorire, a cambiare forma. Che si tratti di una famiglia americana o di una giovane coppia di innamorati, Linklater non smette di puntare la telecamera sui suoi prescelti e di documentare i segni che il tempo lascia  sul corpo e sull’umore. Prima di Boyhood è toccato a Celine e Jesse, che nella trilogia Before Sunrise, Before Sunset e Before Midnight, sono stati colti a dieci anni di distanza dal primo incontro e a dieci dal secondo, esemplificando nel corso del sole le tre fasi dell’amore, quello acerbo e palpitante, quello disilluso, e quello maturo e auto ironico. A testimoniare le tre fasi della vita dell’uomo era Ethan Hawke, che in Boyhood interpreta il padre scapestrato di Mason, e che si pone come anello di congiunzione tra i due esperimenti cinematografici, sovrapponendo le linee temporali e il destino di personaggi che potrebbero incontrarsi in una circolarità infinita e ricominciare il ciclo della vita.

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