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Cinespresso | March 29, 2024

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Nymphomaniac – Volume I

Nymphomaniac – Volume I
Valeria Brucoli

Review Overview

Cast
8
Regia
8
Script
7.5

Rating

Von Trier stupra l'occhio dello spettatore con immagini esplicite e disturbanti portando il sesso dal suo grado più infimo alla sua essenza più pura.

Anno: 2013 Durata: 145’ Distribuzione: Good Films Genere: Drammatico, Erotico Nazionalità: Danimarca, Germania, Regno Unito, Belgio Produzione: Zentropa, Heimatfilm, Film i Väst, Slot Machine, Caviar Films, Concorde Filmverleih, Artificial Eye, Les Films du Losange, European Film Bonds Regia: Lars von Trier Uscita: Unknown

Una polifonia di voci, suoni e corpi nudi colma il vuoto dell’esistenza umana in un’armonia perversa

Liebe ist für alle da, nicht für mich! Così i Rammstein urlano a squarcia gola il disprezzo per l’amore, mentre fanno a pezzi l’aria attorno al corpo martoriato di Joe, vittima di un’ossessione incontrollata per il sesso, affamata di piacere più che di sentimenti. Il piacere è il suo manifesto, la vulva il suo Dio. Joe segue il flusso del piacere, travolgendo chiunque attraversi il suo cammino e aprendo ogni anfratto del suo corpo ai curiosi, ai violenti, agli sconosciuti come agli spasimanti più fedeli. Il suo corpo non è altro scatola vuota generatrice di piacere, l’involucro etereo e perfetto di una bellezza fredda, incapace di provare amore.

Così come Bach raggiunge l’armonia in una polifonia bel calibrata di voci e di suoni variegati, Joe trova il piacere in una polifonia di corpi, di odori e di gesti, che sceglie accuratamente in una moltitudine indistinta di membri anonimi. Ognuno, con le sue movenze uniche, non può che esistere in armonia con un altro e con un altro ancora, in un’orchestra di corpi nudi che si incastrano alla perfezione.

Von Trier monta i pezzi del puzzle l’uno accanto all’altro, mostrando “l’origine del mondo” senza pudore e senza sfocature di circostanza. L’uomo e la donna sono nudi davanti all’obiettivo, spogliati dei vestiti e della moralità, pronti a cacciare e a farsi catturare così come fanno tutte le specie animali. La donna si traveste da esca per attirare con i suoi colori brillanti il pesce affamato e prenderlo all’amo, ma allo stesso tempo è il ghiotto boccone dell’uccello rapace. Qualunque sia il gioco delle parti, finisce sempre con la morte del più debole. Chi si lascia andare all’amore, chi si lascia prendere all’amo, è destinato a soccombere. Così uomo e animale sono sullo stesso piano, fianco a fianco in un montaggio alternato ossessivo che ribadisce l’inconsistenza dei sentimenti dietro il mero accoppiamento e che ribadisce la violenza e la crudeltà della natura, che non è altro che un gioco di potere in cui bisogna interpretare la parte del predatore per sopravvivere.

Joe sopravvive nel suo vuoto esistenziale ma di tanto in tanto affiora il sentimento puro che animava le passeggiate nel bosco di se stessa bambina, che con suo padre si soffermava ad ascoltare il fruscio delle foglie nel bosco. Quando ancora il desiderio sessuale era ad uno stadio embrionale, quando era ancora un lieve piacere temporaneo, si stupiva della natura e conservava gelosamente i suoi frammenti in un erbario incartapecorito. Il rapporto con il padre, forse l’unico uomo a cui abbia mai aperto il suo cuore, la tiene ancora stretta all’umanità, ma l’immagine violenta della sua sofferenza uccide il suo candore infantile e fonde Eros e Thanatos in una cosa sola, trasformando il letto morte in talamo nuziale nel vortice del desiderio compulsivo di colmare il dolore con un piacere di pari intensità, ovunque e ad ogni costo.

L’obiettivo della telecamera è esplicito e impietoso, non nasconde nulla e non si autocensura, attraversa i corpi e scruta il sesso e la sofferenza da vicino. Von Trier sfrutta la pornografia dell’immagine per angosciare e disturbare lo spettatore, più che per suscitare desideri sensuali e corpo si riduce a oggetto sessuale, a un manichino inerte, stuprato emotivamente e fisicamente senza intenti catartici o speranza di redenzione. Ma proprio come un’armonia di suoni stridenti, Von Trier porta l’atto meccanico e anti morale dal suo grado più basso alla sua essenza più pura in un contrappunto perfetto tra lacerazione emotiva e balsamo salvifico.

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