Image Image Image Image Image Image Image Image Image Image

Cinespresso | April 25, 2024

Scroll to top

Top

No Comments

Hannah Arendt e il ritratto del male

Hannah Arendt e il ritratto del male
Ireneo Alessi

Review Overview

Cast
7.5
Regia
7
Script
7

Rating

Il film della von Trotta rappresenta, oltre alla sfida del mercato nazionale, il ritratto di quel genio tutto al femminile che sconvolse il mondo con la scoperta della “banalità del male”. Un film per riflettere e capire, da vedere non solo per esercitare 'la memoria'.

Anno: 2012 Durata: 113’ Distribuzione: Nexo Digital Genere: Drammatico Nazionalità: Germania, Lussemburgo, Francia Produzione: Heimatfilm Production Regia: Margarethe von Trotta Uscita: 27 Gennaio 2014

Dovere e coscienza di una donna contro la rovinosa “banalità del male”

La pellicola, interpretata amabilmente da Barbara Sukowa, tratta la vita della filosofa ebreo-tedesca Hannah Arendt, la quale scampata agli orrori della Germania nazista, trova rifugio insieme al marito Heinrich negli Stati Uniti, grazie all’aiuto di un giornalista. Dopo aver lavorato come tutor universitario ed essere divenuta attivista della comunità ebraica di New York, la Arendt passa a collaborare con alcune testate giornalistiche fino a diventare inviata del New Yorker in Israele per seguire da vicino il processo contro il funzionario nazista Adolf Eichmann e dal quale prenderà spunto per scrivere “La banalità del male”, libro controverso che segnerà inevitabilmente la sua esistenza portandola verso “tempi oscuri”.

“Gerusalemme, il mio amore”

Margarethe Von Trotta, dopo Rosenstrasse (2003) prosegue il viaggio fra gli orrori della Shoah portando sul grande schermo il ritratto oramai dimenticato di una stimata intellettuale ma con un approccio diverso, non il classico biopic, evidenziando quel suo affascinante essere a metà, un misto di arroganza, tenacia e fragilità riconducibile alla tragedia vissuta in quanto ebrea. Al suo fianco, una ristretta cerchia di fedelissimi come la sua migliore amica Mary McCarthy (Janet McTeer), il marito interpretato da Axel Milberg e il profondo quanto indelebile rapporto avuto con Martin Heidegger (Klaus Pohl). Circondati dai libri e avvolti dal fumo delle sue sigarette, si avverte l’intensità di questa donna, la sua visione coraggiosa e al tempo stesso originale nonché la sua umanità.

“Cosa mangiate per cena? Spinaci, pane integrale e acqua”

Uscito nelle sale italiane soltanto il 27 e 28 gennaio, in occasione della Giornata della Memoria su distribuzione della Nexo Digital, il film della von Trotta rappresenta, oltre alla sfida del mercato nazionale, il ritratto di quel genio tutto al femminile che sconvolse il mondo con la scoperta della “banalità del male”. Parlare dell’Olocausto, oggi come allora, può far male specie in un contesto poco ricettivo, ma come la Arendt anche la regista non demorde, portando in giro dal 2012 tale ‘scandalo’ attraverso il suo operato, sicura che questo linguaggio possa scalfire nuovamente il pensiero di una società.

Submit a Comment