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Cinespresso | April 19, 2024

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L’Accorsi ‘Furioso’ al Teatro Ambra Jovinelli

L’Accorsi ‘Furioso’ al Teatro Ambra Jovinelli
Antonella Palladino

Review Overview

Interpretazione
8
Regia
7.5
Drammaturgia
8

Rating

Trasposizione solitaria dell’Orlando Furioso. Un suggestivo duello a suon di rime che per ben 90 minuti parla di amore e di guerra. Un meta teatro in cui il racconto riesce a materializzare il contesto e la maestria del duo a rendere visibile tutto il resto.

Fino al 26 gennaio le gesta dei paladini di Carlo Magno rivivono sul palco di via Guglielmo Pepe, tra amori e ironia, con Stefano Accorsi e Marco Baliani

Dal libero adattamento del capolavoro dell’Ariosto ci si aspetterebbe armature scintillanti e troni, selve fatate e mostri, invece sul palco soltanto due grandi attori, e del resto non si avverte alcuna assenza. È quanto portano in scena Stefano Accorsi e Marco Baliani, fino al 26 gennaio all’Ambra Jovinelli, in “Giocando con Orlando”.

La trasposizione teatrale solitaria dell’Orlando Furioso è un progetto che si palesa al protagonista de “L’ultimo Bacio” da un ciclo di letture ariostesche tenuto tre anni fa al Louvre, che agli occhi del regista Baliani inizialmente rasenta la ‘follia’, eppure da novembre scorso trova quotidiano compimento in un Accorsi appassionato. Senza intervallo, per ben 90 minuti, l’ambivalenza o il cuore pulsante dell’opera cinquecentesca, è perfettamente riportata in scena: due gli interpreti, due i contendenti, due le religioni a confronto, due i piani narrativi, per uno spettacolo “non sol per l’occhio fatto ma per l’orecchia”.

Un suggestivo duello a suon di rime che tratta più di amore che di guerra. Grazie alle istruzioni psuedo-calviniane dell’inizio, si assiste, infatti, ad un meta teatro in cui il racconto riesce a materializzare il contesto, e la maestria del duo a rendere visibili arpe, alberi e perfino ippogrifi. Solo sette cavalli colorati e qualche piano compongono la scenografia firmata Mimmo Paladino, che del regista e del suo impegno da sempre rivolto ai ragazzi dice tanto, e nel titolo conferma la chiave di lettura. Quei quarantasei canti di un librone impolverato siedono per tutto il tempo su una panca laterale, quasi come le fiabe tridimensionali per bambini, capaci di aprire storie di un passato lontano. Ed è sufficiente un colpo di fazzoletto strofinato sul viso perché il personaggio cambi, allora l’attore è Rinaldo e poi Orlando, è Astolfo e anche Angelica, o Ruggiero e Bradamante contemporaneamente, talvolta rischiando di perdersi nella selva insieme a Dante o ritrovandosi semplicemente Stefano Accorsi, provato dalla follia del suo ruolo a riflettere sul proprio mestiere. Perché quando la storia iniziata dal Boiardo si fa più intricata, su un parlare letterario su cui mai si tentenna, intervengono l’ironia e la digressione temporale a strappare risate e applausi a una platea gremita.

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