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Cinespresso | April 23, 2024

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Don Jon

Don Jon
Valeria Brucoli

Review Overview

Cast
6
Regia
6
Script
6

Rating

Joseph Gordon-Levitt trasforma la commedia romantica in critica sociale senza approfondire i risvolti psicologici della dipendenza dal porno sui personaggi.

Anno: 2013 Durata: 90’ Distribuzione: Good Films Genere: Commedia Nazionalità: Usa Produzione: Modern VideoFilm, Ram Bergman Productions, Voltage Pictures Regia: Joseph Gordon-Levitt Uscita: 28 Novembre 2013

La dipendenza dal porno colma il vuoto esistenziale di una generazione superficiale e stereotipata

Affascinante e libertino, Jon vive una vita lasciva e dominata dagli istinti primari. Le sue poche e incrollabili certezze, il corpo, la casa, la famiglia, la chiesa, la macchina, gli amici, le donne e naturalmente il porno, si incastrano alla perfezione per comporre con precisione maniacale ogni giornata della sua vita. Intrappolato in una routine superficiale e fasulla, Jon ripete continuamente gli stessi gesti in una dimensione apparentemente perfetta e immodificabile. I rapporti umani sono ridotti a rituali, a doveri da assolvere per essere socialmente accettato, e anche le donne che fanno parte delle sua vita non sono altro che oggetti sessuali interscambiabili, utili solo ad alleviare la noia del sabato sera e per acquisire consensi tra gli amici. Questi rapporti, consumati in fretta in qualche ora di piacere, non riescono ad essere appaganti né dal punto di vista fisico né da quello emotivo per Jon, che non può fare a meno di colmare il suo vuoto esistenziale raggiungendo il piacere con il porno. Il porno rappresenta una fonte di piacere primaria di cui può godere senza implicazioni emotive o complicazioni sociali. Basta un click per accendere la fantasia più spinta ed entrare comodamente, senza neanche uscire da casa, in un mondo patinato in cui prendono vita i desideri più torbidi.

Le ragazze che ammiccano dallo schermo non hanno bisogno di affetto o attenzioni di nessun tipo, si offrono generosamente e gratuitamente agli utenti, senza chiedere nulla in cambio, come fa invece Barbara, una sensualissima Scarlett Johansson, che utilizza il sesso come moneta di scambio per entrare in famiglia e ufficializzare il suo rapporto con Jon. Incarnando lo stereotipo della brava ragazza in cerca di un marito appetibile per costruire la famiglia dei suoi sogni, piuttosto che un compagno di vita, Barbara riduce il fidanzamento ad una serie infinita di rituali e convenzioni da cui traspare l’apparenza più che l’essenza del rapporto d’amore.

Joseph Gordon-Levitt, che interpreta e dirige il film, basa il suo lavoro sui personaggi, più che sullo svolgimento della storia, e li caratterizza accuratamente attingendo dai rapporti d’amore contemporanei in cui la donna è declassata dai media a mero oggetto sessuale, e l’uomo, fruitore inconsapevole di questo messaggio, la equipara ai beni materiali. Ma sebbene l’intenzione di Gordon-Levitt fosse quella di mettere a confronto in un rapporto amoroso un ragazzo dipendente dal porno e una ragazza cresciuta con i film d’amore, non riesce a creare l’alchimia necessaria tra i personaggi e li riduce a stereotipi ingessati nelle loro convinzioni e nei loro stili di vita. La storia è tiepida e non è abbastanza potente da portare allo scontro e alla crescita reciproca, e si limita all’associazione sterile di due tipi umani che non potranno mai trovare un punto d’incontro.

Imprigionato nella quotidianità come i suoi stessi personaggi, Gordon-Levitt indugia sin troppo sulla rappresentazione della ritualità e non dedica abbastanza spazio all’educazione sentimentale di Jon, e al suo lento cambiamento. Oltre a Barbara, un altro incontro segnerà la sua crescita spirituale, quello con una donna più matura e più predisposta a entrare in contatto con le sue emozioni più profonde. Ma sebbene l’amore e la spontaneità siano destinati a prendere il sopravvento sulle certezze e sulle convenzioni sociali, in Don Jon la commedia romantica cede il passo alla critica sociale dei costumi contemporanei. Peccato che Gordon-Levitt rimanga ad un livello superficiale e inoffensivo, ben lontano dal ritratto drammatico della dipendenza dal sesso che emergeva dal provocatorio Shame di Steve McQueen. Se in Shame la dipendenza dal sesso turbava profondamente l’equilibrio psicologico e familiare del protagonista, Don Jon affronta la crisi affettiva del protagonista con il sorriso e con uno spirito cameratesco e solidale, più che realmente critico.

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