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Cinespresso | April 25, 2024

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L’America sconfitta di “Out of the furnace”

L’America sconfitta di “Out of the furnace”
Francesco Di Brigida

Review Overview

Cast
8
Regia
8
Script
7.5

Rating

Denso di emozioni crude, senza uscita. Non sempre i contenuti cinematografici sono un piacere. A volte ci sono il disturbo della caduta, la sconfitta, il sapore acre delle ferite. Come in questo film, uno dei più interessanti del Festival del Film di Roma.

Anno: 2013 Durata: 110′ Distribuzione: Unknown Genere: Drammatico Nazionalità: Usa Produzione: Appian Way, Energy Entertainment, Red Granite Pictures, Relativity Media, Scott Free Productions  Regia: Scott Cooper Uscita: Unknown

Una fucilata dalla macchina da presa. In concorso al Festival del Film è stato presentato il nuovo film di Scott Cooper su un’America piegata su sé stessa

Due fratelli uniti dall’amore per il padre: Russell (Christian Bale) con un onesto, seppur faticoso lavoro nella grande acciaieria della città e una fidanzata splendida e innamorata, Lena (Zoe Saldana); e Rodney (Casey Affleck), soldato dell’esercito americano. Può bastare un quadro del genere a donare felicità, o anche soltanto un futuro tranquillo alla famiglia? No è la risposta dello sceneggiatore e regista Scott Cooper. Il padre è malato di cancro per gli anni passati nella stessa acciaieria di Russell, che per una distrazione su una manovra con il suo pick-up viene tamponato da un’auto pericolosamente veloce. Un tragico incidente che lo porta in prigione per alcuni anni. Nel frattempo Lena trova un altro uomo e Rodney, congedato, senza un lavoro, e affondato nelle reminiscenze degli orrori vissuti in Iraq si dà alla boxe clandestina.

Il discorso di Ted Kennedy dalla tivù di un locale mette a nudo le avvisaglie di un periodo negativo per gli Stati Uniti, e se l’acciaio proveniente dalla Cina continuerà a costare meno di quello americano, anche l’acciaieria di Russell sarà costretta a chiudere. Scena che ricorda, anche per l’ambientazione, quel Coogan con Brad Pitt. Nella prima parte ci sono molti elementi, dal dramma al sentimento, dalla crisi economica alla violenza, ma nella seconda il film si asciuga intorno a una caccia al cervo, o caccia all’uomo, basata su rabbia e vendetta.

Poi ci sono i due cattivi. Woody Harrelson è il cane pazzo Curtis DeGroat, un piccolo quanto violento boss di montagna nella vicina contea, che quando non si fa di metanfetamine, o dopo un hot dog infilato di traverso in bocca a una partner in un drive-in per poi massacrare un vicino di auto accorso in aiuto della donna, organizza spaccio e combattimenti. Come il più elegante e forse più umano John Petty (Willem Defoe), padrone di un locale, strozzino e “manager” per i match “casalinghi” truccati di Rodney.

“Devo portarti a casa il bacon, per farti ingrassare”

È un pensiero di Russell per l’affascinante Lena in uno dei rari momenti di purezza di questa pellicola cruda, polverosa, senza redenzione né scampo, che ha colpito duramente il pubblico al Festival del Film di Roma. Per il cast una grande prova di coralità, compreso il poliziotto di Forrest Whitaker. La regia è impietosa. Sbatte sullo schermo la disperazione e l’emarginazione di un eroe di guerra, quanto la follia del boss montanaro. Bale ha una fisicità tesa, tatuata, profonda, e rende il suo character estremamente incisivo anche solo con il silenzio.

Colonna sonora di Dickon HinchliffeEddie VedderAlberto Iglesias con una Release, dei Pearl Jam che lo sigilla, Out of the furnace è denso di emozioni crude, senza uscita. Non sempre i contenuti cinematografici sono un piacere. A volte ci sono il disturbo della caduta, la sconfitta, il sapore acre delle ferite. Come in questo film, uno dei più interessanti del Festival.

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