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Cinespresso | April 20, 2024

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Inquietanti presenze in “Another me”

Inquietanti presenze in “Another me”
Lorenzo Colapietro

Review Overview

Cast
6
Regia
5
Script
5

Rating

Isabel Coixet dirige un thriller che di suspence ha davvero poco. Nonostante l'ottimo cast e la fotografia eccezionale il film si perde in un vortice di nonsense e prevedibilità che nemmeno i bellissimi titoli di coda riescono a salvare.

Anno: 2013 Durata: 86′ Distribuzione: Unknown Genere: Thriller Nazionalità: Spagna, Gran Bretagna Produzione: Rainy Day Films, Tornasol Films, Fox International Production Regia: Isabel Coixet Uscita: Unknown

La regista Isabel Coixet presenta in concorso al Festival internazionale del Film di Roma un thriller psicologico senza mordente

Fay è una ragazza felice, una come tante, ma la sua vita inizia a sgretolarsi quando suo padre scopre di essere malato: distrofia muscolare. Lentamente il suo mondo inizia a cedere, da quel momento un “doppio” inizia ad insinuarsi nella sua vita, seguendola e sostituendosi a lei, ma non è la sua identità che vuole, è la sua vita.

Basato sul romando di Cathy MacPhail e diretto da Isabel Coixet, Another me è un thriller psicologico, o meglio dovrebbe esserlo ma purtroppo ha il grande difetto di una sceneggiatura fin troppo lineare, senza sorprese. Inizia bene, con i primi minuti interessanti e coinvolgenti per poi perdersi totalmente per strada in un mare di luoghi comuni e tematiche viste e riviste in milioni di altri film.

Una regia malferma che non riesce a sviluppare una storia dalle molteplici possibilità. Una fotografia eccezionale che ha il compito di presentare un mondo cupo e di farci discendere lentamente nel regno delle ombre, a parte questo però il film non riesce a trasmettere tensione anzi risulta abbastanza prevedibile e ovvio.

Il cast, per quanto ben preparato, è diretto in maniera approssimativa tanto da non riuscire a dare il 100% e molti dei personaggi tendono a finire in un vortice di nonsense. Sophie Turner porta sullo schermo un personaggio apparentemente forte ma con una fragilità psicologica esposta senza esagerare. Rhys Ifans nel ruolo del padre è perfetto: misurato, attento e giustamente protettivo per poi finire nel caos e perdere tutte quelle peculiarità che lo avevano contraddistinto. Se proprio volete avere l’ardire di vederlo rimanete seduti fino alla fine per godere dei titoli di coda, una delle poche cose degne di nota in un film che si dimentica facilmente.

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