La dubbia morale del venditore di medicine
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Cast
5Regia
5Script
6Anno: 2013 Durata: 105′ Distribuzione: Istituto Luce Cinecittà Genere: Drammatico Nazionalità: Italia, Svizzera Produzione: Classic srl, Peacock Film, RSI, Rai Cinema Regia: Antonio Morabito Uscita: Unknown
Dal red carpet alla sala: Claudio Santamaria e Isabella Ferrari portano sullo schermo del Festival di Roma un film sul tema della corruzione e della malasanità
Bruno è un informatore farmaceutico e passa la giornata negli studi medici della sua città; il suo lavoro consisterebbe nel presentare i campioni ai dottori che visita, ma Bruno è uno di quelli che pratica il cosiddetto “comparaggio” cioè l’offerta di regali in cambio di prescrizioni mediche. Purtroppo l’azienda per cui lavora, la Zafer, è in crisi e prevede un taglio del personale. Il povero Bruno, che inizia a perdere colpi, è uno di quelli fortemente a rischio: decide allora di chiedere aiuto alla sua capo-area Giorgia che decide di affidargli un vero e proprio “squalo”, il Prof. Malinverni (Marco Travaglio) del reparto oncologico di un grande ospedale. Quanto sarà disposto Bruno a sporcarsi le mani pur di mantenere il suo tenore di vita?
La problematica del comparaggio è uno dei tanti drammi che affligge la sanità italiana e in un periodo di crisi come quello che stiamo attraversando la moralità di un personaggio come Bruno, un uomo normale, viene totalmente accantonata; dopotutto si rischia il posto, quindi non si fa scrupoli a sporcarsi le mani e non importa chi dovrà calpestare, l’importante è vendere. L’idea di affrontare un problema come questo attraverso il cinema è un modo per informare, ed è più che lodevole. Il problema arriva quando il film non è all’altezza della sinossi e delle aspettative.
Antonio Morabito con Il venditore di medicine ci presenta un film con grandi potenzialità ma che, purtroppo, scade nella banalità tipica dell’italian style: il dottore incorruttibile, la terribile capo-area Giorgia che in fondo ha una coscienza e il personaggio principale intrappolato nel ruolo di vittima, quando palesemente vittima non è. Un film mediocre che con qualche accorgimento in più avrebbe potuto davvero fare faville.
Un cast che purtroppo non spicca: Claudio Santamaria non riesce a dare a Bruno quella verve e quella drammaticità di cui il protagonista ha davvero bisogno, rendendolo piatto e poco interessante. Isabella Ferrari, nel ruolo di Giorgia, ha, come al solito, grandi problemi di espressività e nonostante urli per quasi tutto il film non riesce a convincere fino in fondo.
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