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Cinespresso | March 19, 2024

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Polanski e la sua Venere in pelliccia

Polanski e la sua Venere in pelliccia
Francesco Di Brigida

Review Overview

Cast
9
Regia
9
Script
9.5

Rating

Cinema puro raccontato direttamente dalla culla teatrale, il film, spudorato e brillante, è fatto di tanta tecnica quanto di contenuti e umane forze e debolezze. Ma svelarne la morale sarebbe poi così morale?

Anno: 2013 Durata: 96’ Distribuzione: 01 Distribution Genere: Commedia Nazionalità: Francia Produzione: R.P. Productions, Monolith Films, Polish Film Institute Regia: Roman Polanski Uscita: 14 Novembre 2013

Un teatro vuoto alla fine di un casting, un regista e un’attrice pronti a tutto. Dopo gli applausi di Cannes arriva in Italia il nuovo film del regista polacco

Con Carnage, Roman Polanski ci aveva lasciati a una trasposizione filmica di un’opera teatrale asciutta, d’interni. Due coppie in un salotto e una sceneggiatura fitta a quattro punti. Con Venere in pelliccia il premio Oscar per Il Pianista sintetizza gli elementi del suo cinema verso l’essenziale: una location spoglia, un interno e due soli personaggi. Thomas (Mathieu Almaric) è un regista che a fine giornata ha provinato 35 attrici con esiti disastrosi. Il suo sfogo è telefonico per una moglie che lo aspetta sull’altra sponda delle onde elettromagnetiche. Ma irrompe in sala Vanda (Emanuelle Seigner) attrice in ritardo, arruffata dalla pioggia, e dai modi troppo easy forse anche per un provino.

In origine il romanzo erotico di Leopold von Sacher-Masoch pubblicato nel 1870 parlava della bizzarra relazione tra una donna ricca e sensuale e il suo schiavo d’amore. Storia ispirata al dipinto Venere allo specchio di Tiziano, per la sua perversione entrò nel mito, tanto che il termine masochismo deriva dal nome dell’autore. Nel 2010 il commediografo David Ives ha portato sul palcoscenico una viziosa commedia a due. Grande successo in Europa e a Broadway fino a questa trasposizione polanskiana su grande schermo.

“A cosa è ispirato? C’entra qualcosa con Venus in Furs di Lou Reed?”

Vanda è una bellissima donna, seppur non più giovanissima, ma sgraziata e scomposta nei modi e nelle sue uscite, poco felici come questa. Magia del teatro però, quando inizia a mettere le mani sulla scena e sul testo, entra anche prodigiosamente in parte, e Thomas ne è totalmente sottomesso. Commedia nera, ironica e intelligente, è una dimostrazione di grande stile, un gioco a due che diventa metateatro su pellicola. L’essenzialità dei suoni di una sala vuota affidata soltanto al dialogo creativo di due artisti che si conoscono, si scoprono, si cercano, si scambiano, si studiano, va a spezzarsi nell’apostrofo argentino di un tintinnio di cucchiaini immaginari per un thè servito tra copione e azione di dita che ne inscenano la dolcificazione.

Attori incredibilmente coinvolgenti. Seigner probabilmente alla sua migliore interpretazione. È lei lo strepitoso anfitrione, sexy, aggressiva e pungente. Mentre Almaric, spalla incantata da questa nuova dea dell’amore, mirabile nei piccoli passaggi di potere dall’uno all’altro character, si fa portare cercando inutilmente di arginare il personaggio di Vanda. E la regia, tra un’uggiosa strada alberata parigina di un giorno di pioggia e l’interno del teatro cerca e trova tagli perfetti e una direzione attoriale da maestro. perfetta simbiosi estetica di immagine e movimento. Cinema puro raccontato direttamente dalla culla teatrale, il film, spudorato e brillante, è fatto di tanta tecnica quanto di contenuti e umane forze e debolezze. Ma svelarne la morale sarebbe poi così morale?

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