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Cinespresso | March 28, 2024

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Letterature Sostenibili: Intervista con Ferdinando Marino

Letterature Sostenibili: Intervista con Ferdinando Marino
Francesco Di Brigida

Errare è umano, sostenere è lecito. Sembrerebbe il messaggio latente della campagna fotografica per il romanzo “Il circo errante dell’equilibrio”

Un lancio mediatico low-budget, fortemente orientato verso i social network, basato su idee semplici rivolte ai lettori, e con al centro un romanzo. Più cartaceo che mai. Dopo due anni passati anche a scrivere e disegnare di satira politica sul Fatto QuotidianoLorenzo Pierfelice ha esordito con Il circo errante dell’equilibrio. Una storia di tre storie tra letteratura, amori, un circo scalcinato, calcio da spiaggia e una mediterranea combinazione di location del tutto inedita: la Costa dei Travocchi abruzzese, Atene, una piccola isola greca e Roma. Pubblicato il 26 settembre, e in programma al Festival delle Letterature dell’Adriatico, il libro verrà presentato domenica 10 novembre a Pescara.

Le foto di Letterature Sostenibili ritraggono usi quotidiani del libro come oggetto pratico. Buono per coprire macchie di caffè, come segnalibro, come cuscino piuttosto che poggia computer. O addirittura come piastra per i capelli. Tutti i manifesti con la loro ironia surreale sono sulla pagina Facebook di Cinespresso e sul sito ufficiale del Circo Errante. Per l’occasione abbiamo intervistato Ferdinando Marino, social media manager dell’agenzia Kapusons, e ideatore di Letterature Sostenibili.

Com’è nata l’idea?

«Sono migliaia i contenuti che ogni giorno vengono realizzati e promossi. Per uscire da questo mare magnum di informazioni, per farsi notare, è ormai fondamentale offrire una visione alternativa, una chiave di lettura originale del prodotto/marchio che si promuove. È proprio su questo principio che lavoriamo in Kapusons, utilizzando gli strumenti del web 2.0 per esaltare le caratteristiche dei brand che promuoviamo. Su questa scia si innesta anche Letterature Sostenibili, un progetto sperimentale sul quale abbiamo deciso di lavorare per la promozione del libro del nostro Art Director Lorenzo Pierfelice. Esaltare aspetti “non convenzionali” dell’oggetto libro, puntando sull’ironia. Inquadrare il libro nella vita di tutti i giorni non solo come contenitore di una storia, ma come oggetto fisico con il quale ci si relaziona quotidianamente. Un libro è un “affare” strano: si tratta di un oggetto utilizzato non per le sue caratteristiche fisiche, ma per vivere un’esperienza, nel nostro caso per conoscere una storia. Ma si tratta pur sempre di un mucchio di carta. Fisico, reale, tangibile. Quindi, perché non pensare un libro come uno strumento altro rispetto al racconto di una storia? E perciò sostenibile, nel senso di esaltarne la polifunzionalità derivante dai suoi utilizzi?»

Qualche storia su un manifesto in particolare?

«Come tutte le idee, anche questa nasce dal caso. Cercavamo un modo alternativo di promuovere il libro per farlo uscire fuori dal coro. Una mattina indossavo una camicia bianca, che ho macchiato prendendo il caffè. Per puro caso ho preso in mano Il circo errante dell’equilibrio e mentre parlavo con un collega, l’ho poggiato senza volere proprio sulla macchia di caffè in modo da coprirla. All’improvviso mi sono reso conto che stavo utilizzando il libro nella sua funzione non convenzionale, come un oggetto fisico! Ed ecco l’idea: “Come utilizziamo l’oggetto libro nella vita di tutti i giorni?” Risposta: “Per coprire le macchie di caffè, piuttosto che come sostegno ad altri oggetti”. E da lì è partito tutto».

Come si lancia, non prendermi proprio “in parola” però, un libro nell’età del web?

«Partiamo dalla considerazione che anche un e-book è oggi considerato a tutti gli effetti un libro, una pubblicazione. Basta avere un codice ISBN. Se ho un bel racconto pronto, spendendo pochi euro posso diventare editore di me stesso, pubblicando seppur solo in formato elettronico il mio libro. Ma per farsi trovare la parola chiave è: “differenziarsi”. Il punto di partenza è sempre lo stesso, non importa che si tratti di un libro, piuttosto che di uno sgrassatore per piatti, l’importante è differenziarsi ed essere originali, soprattutto sul web. Nel caso del Circo errante dell’equilibrio abbiamo puntato a esaltare uno degli aspetti più importanti nella comunicazione sui social: il coinvolgimento dei fan. Avere migliaia di like su una pagina Facebook ma nessuna interazione con chi ti segue è una politica sterile. Questo approccio meramente numerico, fortunatamente, sta perdendo sempre più appeal sulle aziende che, oggi, oltre a chiederti i numeri, vogliono sviluppare soprattutto un’esperienza di mutuo scambio con l’utente. Abbiamo quindi deciso di mettere al centro di questo esperimento l’interazione con gli utenti chiedendo loro di inviarci gli utilizzi semiseri del romanzo».

Cos’è l’ironia in una campagna? E rispetto al Circo Errante?

«L’ironia è un’arma a doppio taglio nelle mani di creativi che realizzano delle campagne, a prescindere da quale media si utilizzi. Si corre spesso il rischio di essere banali e scontati, oppure, all’opposto di non essere capiti, di essere troppo sottili. Per questo è sempre importante, soprattutto se si decide di utilizzare l’ironia, avere una percezione corretta del target al quale ci si rivolge nella propria campagna. Altrimenti i risultati possono essere disastrosi. Nel caso del Circo Errante abbiamo ragionato proprio sulla semplicità del messaggio. La domanda che abbiamo rivolto ai lettori è: “Cosa ci fai con l’oggetto libro? Come usi in maniera alternativa e sostenibile questa raccolta di fogli di carta?” La richiesta è di per sé ironica e, come testimonia l’esito che sta avendo la campagna, ha generato risposte divertenti, e soprattutto dove al centro della comunicazione social ci sono i lettori e l’oggetto libro. Stiamo ricevendo tantissime foto in cui al centro del messaggio c’è il libro di Lorenzo Pierfelice. I fan condividono ne sui loro profili i manifesti elettronici offrendo un’enorme cassa di risonanza al progetto, anche tra persone che non ne avrebbero mai sentito parlare se avessimo promosso il libro esclusivamente attraverso messaggi e canali convenzionali. Se il nostro scopo era quello di far conoscere il romanzo a quante più persone possibili, e lo era, allora ci stiamo riuscendo… in maniera del tutto originale».

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