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Cinespresso | April 20, 2024

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Zoran il mio nipote scemo

Zoran il mio nipote scemo
Lorenzo Colapietro

Review Overview

Cast
6.5
Regia
6.5
Script
6

Rating

Un racconto ambientato in una provincia mai cosi reale che, nonostante qualche problema narrativo, riesce ad essere delicato e pieno di passione. Matteo Oleotto riesce a farsi notare con la sua opera prima grazie ad un Battiston davvero niente male.

Anno: 2013 Durata: 106’ Distribuzione: Tucker Film Genere: Commedia Nazionalità: Italia, Slovenia Produzione: Transmedia/Staragara, Eurimages, MiBac, Slovenki Filmski Center, Viba FIlm Regia: Matteo Oleotto

Matteo Oleotto ci porta nel “profondo nord” a conoscere Zoran il nipote scemo di Giuseppe Battiston

Paolo Bressan è un cinico quarantenne di un paese vicino Gorizia, misantropo, bugiardo e ossessionato dall’idea di riconquistare Stefania la sua ex-moglie. Una vita passata a bere e ad odiare tutto e tutti. Ma il destino ha in serbo per lui qualcosa di ‘diverso’, entra così nella sua vita Zoran un quindicenne occhialuto e strano lasciatogli in eredità da una vecchia zia slovena, Paolo scopre così di essere zio e la cosa non gli fa per niente piacere. Solo la grande abilità di Zoran con le freccette farà accendere l’interesse dell’uomo, infatti, ogni anno si svolgono i campionati mondiali di freccette con un montepremi di 60 mila euro e Paolo crede di poter finalmente cambiare la sua vita.

Nonostante sia alla sua opera prima, Matteo Oleotto è riuscito a spingersi oltre e a creare un film che vale la pena vedere. Zoran il mio nipote scemo è uno di quei film che, nonostante passi in sordina, il segno lo lascia. Sceneggiato a quattro mani e generato in 4 anni di lavoro, la pellicola riesce a dare qualcosa di nuovo al cinema italiano, una ventata d’aria fresca che non si vedeva da un po’. La trama all’inizio può sembrare banale: un uomo cinico e amareggiato che si ritrova tra capo e collo un nipote non desiderato che gli farà aprire il cuore, ma in realtà la bellezza di Paolo, interpretato da un sensazionale Giuseppe Battiston, sta nel fatto che la sua indole non cambia rimane il cinico bevitore di prima, con magari la consapevolezza di avere una vita e di essere amato, siamo lontani dalla redenzione totale e siamo più vicini all’essere umano normale, il quadrato che non diventa tondo ma prova a smussare gli angoli.

Oleotto, oltre a dirigere magistralmente Battiston, ha il merito di portare sul grande schermo la vera provincia italiana fatta non solo di feste di paese e aria genuina, ma anche di frustrazione e di legami indissolubili creati dalla solitudine: come i clienti di Gustino, la cantina del paese, per quanto sole queste anime riescono comunque a prendersi cura l’una dell’altra. Una provincia da cui è impossibile scappare e come ci fa notare lo stesso Battiston:

“Paolo vorrebbe scappare perché ritiene il suo un paese di morti, non rendendosi conto che il primo ad essere morto dentro è proprio lui”

Un film multietnico in tutti i sensi, dalla produzione al cast, perfino il vino (altro grande protagonista) è italo/sloveno ed è forse questo un altro punto forte del film, il fatto che sia girato sul confine in cui due “mondi” si incontrano e mentre Paolo e Zoran si girano intorno annusandosi e cercando di capire allo stesso modo ci si approccia anche ad una differente cultura notando che forse tutta questa differenza non c’è.

Encomio va dato anche al giovane Rok Prašnikar capace di dare vita al personaggio di Zoran in maniera esemplare, portando sullo schermo un ragazzino timido e impacciato capace comunque di essere forte e lottare per la sua felicità.

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