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Cinespresso | March 29, 2024

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Oh Boy, un caffè a Berlino

Oh Boy, un caffè a Berlino
Ireneo Alessi

Review Overview

Cast
7.5
Regia
7.5
Script
8

Rating

Una scintilla negli occhi. Un film sincero e senza fronzoli che scorre con disinvoltura, capace di divertire in modo intelligente e di toccare quanto basta le corde più profonde. Non ignoratelo.

Anno: 2012 Durata: 88’ Distribuzione: Academy Two Genere: Commedia, Drammatico Nazionalità: Germania Produzione: Schiwago Film, Chromosom Filmproduktion, Hessischer Rundfunk Regia: Jan Ole Gerster Uscita: 24 Ottobre 2013

Un ritratto ironico e autocritico di un giovane ‘perso’ nella sua città

24h a Berlino. La giornata tipo di Niko Fischer, giovane voyeur metropolitano, magistralmente interpretato da Tom Schilling, alla ricerca di se stesso e del proprio ruolo nel palcoscenico di una vita che non ha ancora assaporato, come del resto il fantomatico caffè del titolo; un vero e proprio leitmotiv per l’opera di Jan Ole Gerster, al suo esordio cinematografico.

Il film è una pagina di diario strappata, scritta a mano, nero su bianco anzi in B/N e sottratta all’intimità del suo diretto protagonista per essere resa immortale dagli occhi del regista. Ci hanno provato in molti a narrare con freschezza ed ironia i giovani di oggi: inconcludenti, problematici, continuamente alla ricerca di un non so che. Ma di fatto, la generazione X, o Qwerty che sia, è un argomento tutt’altro che ‘esaurito’ come dimostra l’operato di Gerster, film rivelazione in Germania, campione di incassi e vincitore di 6 premi Lolas all’ultimo German Film Prize (tra i quali miglior film, miglior regista, migliore sceneggiatura, miglior attore e miglior colonna sonora).

“Non capisco più le persone”

Si parte subito con sonorità jazz dispensando inquadrature ricercate e silhouette, insieme ad un compiaciuto gioco di specchi per poi girovagare in questo ‘strange world’ tra echi di Nouvelle Vague ed ossessioni moderne fatte di studi interrotti, patenti ritirate per guida in stato d’ebbrezza, attori mancati, vicini invadenti, conversazioni dello strano tipo, poltrone vibro-massaggianti nonché ex compagne di scuola complessate in vena di concedersi.

Un caffè “to go” diviene una congiura per questo giovane introverso dai risvolti ‘inaspettamente’ comici, alle prese con quotidiane disavventure, riflessioni da mille euro al mese e tutto il resto. In lui, uno Schilling perfettamente a suo agio in un ruolo che gli calza come un guanto. Nel disperato bisogno di caffeina, Niko affronta i suoi mulini a vento tra citazioni di Taxi Driver, situazioni surreali alla Fuori Orario e tragicomicità di alleniana memoria: tutto sembra fatto apposta per prendersi gioco di lui e non solo. Del resto, “solo ai cattivi va sempre bene”… C’è spazio, infatti, per alcuni sottotesti che fanno un’ironia non troppo velata sul teatro underground, il cinema e gli sceneggiati sul nazismo e l’incontrovertibile mondo della psicologia.

“A volte l’unica cosa che si può fare per qualcuno è non far nulla”

Il nostro anti-eroe si ritrova, infine, al bancone di un bar davanti ad una vodka e birra a discutere con un vecchio di ritorno dalla Notte dei cristalli, dopo un addio forzato alla sua amata Berlino. Nelle sue parole si nasconde l’eco di una nuova vita per Niko o forse solo l’effetto dell’alcol. Un copione già scritto e sottoscritto che ricorda come non sempre si può aspettare la parte giusta. Il senso della vita va ricercato tra le pieghe di ciò che non si vede, laddove l’insensatezza di ciò che accade a volte non è del tutto priva di significato.

Un film “delicious”. L’incontro tra una sceneggiatura ben scritta e una regia brillante, oltre ad un cast misurato in grado di accattivarsi immediatamente il pubblico.

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