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Cinespresso | April 25, 2024

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Oltre il sipario: Tre attrici si raccontano e raccontano la Milano teatrale 3/3

Oltre il sipario: Tre attrici si raccontano e raccontano la Milano teatrale 3/3
Eugenio Murrali

Ultimo appuntamento con la scena milanese. Dopo Raffaella Azim si conclude il nostro triplice viaggio nei meandri di uno dei palcoscenici più stimolanti di sempre

A chiudere questo racconto della vita teatrale milanese è Giulia Maulucci, una giovane attrice che si sta già distinguendo per talento e versatilità. Giulia è entrata alla Scuola Civica “Paolo Grassi” nel 2006 e racconta: “Eravamo 500, siamo entrati in 12. Ricordo che andai subito a scuola dopo essere stata presa e i cancelli si chiusero dietro di me. Fu il segno che qualcosa iniziava. Entravamo alle 9:00, se ti presentavi alle 9:01 eri fuori della classe. Iniziavamo con un’ora di movimento, sia allenamento fisico che movimento scenico, con improvvisazioni sulla musica, lavori di orientamento nello spazio, tempi, controtempi e così via. Poi lavoravamo sulla voce, sulla dizione. Nel pomeriggio c’erano seminari di recitazione, diretti da maestri di diversi metodi (Lecoq, Vassiliev, Stanislavskij)”.

Mi incuriosisce conoscere qualcosa sulle relazioni tra gli allievi delle diverse scuole di recitazione milanesi e Giulia mi risponde così: “All’inizio con il Piccolo era un tutt’uno, poi c’è stata la divisione. La competizione tra le grandi scuole c’è, ma, se dovessi definire le differenze a grandi linee, direi che il Piccolo è una scuola molto interessata al classico, alla tradizione, mentre la Paolo Grassi è una scuola più moderna e portata alla sperimentazione. Ovviamente questo ha sia lati positivi che negativi. Io per esempio ho risentito in qualche misura della mancanza di un’attenzione maggiore ai classici. Forse la Paolo Grassi è più in competizione con l’Accademia dei Filodrammatici, quella in cui si formò la Melato, per capirci. La differenza invece tra gli attori del Piccolo e noi è che loro sembravano molto più chic, con le loro divise, con gli accappatoi ufficiali. Una volta ci hanno chiamato a recitare al Piccolo di Milano, siamo arrivati noi del corso attori e i ragazzi del corso di teatro danza. Ci presentiamo in massa, nei camerini troviamo i cesti di frutta, come si usa negli stabili. Tutti a gridare: “Aoh ragazzi, abbiamo pure la frutta”. Sembravamo un’orda di barbari invasori e all’inizio i ragazzi del Piccolo ci guardavano perplessi, poi invece l’atmosfera si è distesa.

Quanto ai luoghi di ritrovo, ricordo che c’era un bar in cui ci incontravamo un po’ tutti, amici e nemici, il bar «Da Peppo», sui Navigli, dove c’è questo cultore di musica jazz, al quale però non puoi chiedere informazioni sulla musica riprodotta nel locale. Ci ritrovavamo lì prima del teatro, o dopo il teatro a notte tarda. Poi c’era l’ «Arci Bellezza», dove però non ho mai visto nessuno del Piccolo, era un circolo ARCI in cui andavamo a cena dopo le lezioni e dove, appena diplomata, con la mia compagnia ho organizzato dei piccoli allestimenti, o anche «Frizzi e lazzi» o la trattoria «Il brutto anatroccolo».

La cosa bella di Milano è che sia che io andassi nei teatri sperimentali, come l’Out Off, il Teatro i o il Teatro dell’Elfo, sia che andassi nei grandi teatri tradizionali, dalla Scala, al Piccolo, al Carcano o al Franco Parenti, respiravo sempre un’aria meravigliosa, la qualità era sempre altissima, anche quando esploravo l’underground del teatro, gli spettacoli delle giovani compagnie. Noi stessi come allievi venivamo coinvolti in allestimenti, nelle librerie ad esempio, per eventi a tema, oppure facevamo dei gemellaggi, siamo andati ad Avignone, o anche in Polonia. A Milano c’è qualità, c’è luce, è una città fiera della propria storia”.

Grande la vicenda teatrale di questa città. Non possiamo dimenticare neppure che qui ha operato a lungo il critico Franco Quadri e vi ha fondato la casa editrice Ubulibri, specializzata in teatro e oggi in bilico dopo la scomparsa del critico, qui a Milano Dario Fo e Franca Rame hanno dato vita a un teatro diverso, un teatro popolare nel senso più nobile del termine, in questa città è nato il CRT, il Centro di Ricerca per il Teatro, e ancora a Milano opera, al Piccolo Teatro, il maggiore regista italiano, Luca Ronconi.

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