Lo sconosciuto del lago, la recensione
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7Regia
7Script
6.5Anno: 2013 Durata: 97’ Distribuzione: Teodora film Genere: Drammatico Nazionalità: Francia Produzione: Règion PACA, Soficinèma et Cinèmage, CNC, Arte France Cinèma, M141, Films de force majeure Regia: Alain Guiraudie
Arriva nelle sale il film scandalo di Cannes, che ha sbancato il box office francese
Nell’entroterra francese vi è un lago che il giovane Franck conosce molto bene. Il ragazzo infatti è un habituè delle sue sponde, dove d’estate alcuni uomini si incontrano per fugaci avventure sessuali. Tra questi c’è Michel di cui ben presto Franck si innamorerà perdutamente nonostante l’orribile segreto che l’altro nasconde. Affrontando il pericolo il ragazzo deciderà di vivere la sua passione fino in fondo.
Vincitore della Palma d’Oro alla regia nella sezione un certain regard del festival del cinema di Cannes, Lo sconosciuto del lago del regista Alain Guiraudie, sarà distribuito in Italia il 26 settembre e sicuramente farà molto parlare di sé. Va detto, prima di tutto, che L’inconnu du lac è un film queer, nel vero senso della parola, incentrato sulla comunità gay, per quanto ristretta, di un piccolo lago francese. Il “chiacchiericcio” intorno al film sarà sicuramente dovuto alle esplicite scene di sesso e al fatto che i protagonisti sono, per buona parte del tempo, nudi. Ma questa è solo la superficie, il film, come un iceberg, ha radici profonde, che vanno oltre la sfrenata sessualità dei personaggi; è un viaggio introspettivo per rispondere ad una domanda difficile: “cosa si è disposti a fare per inseguire la meravigliosa ossessione chiamata Amore?”.
Perché di questo si tratta, di ossessione, ma non verso il sesso, affatto, ma verso un sentimento più alto e nobile. Franck (Pierre Deladonchamps) si innamora di Michel (Christophe Paou) e sarà pronto a rischiare tutto pur di seguire l’oggetto del suo desiderio, che diventerà sempre più minaccioso ma al tempo stesso affascinante. Geniale la regia di Gauiraudie che riesce a catturare attraverso le sue riprese e i silenzi l’attenzione dello spettatore e trascinarlo pian piano nelle atmosfere sempre più cupe del film, l’assenza poi della musica e l’attenzione solo ai suoni ambientali scaraventa con forza nel dramma di Franck e nel buio claustrofobico della notte e della mente di Michel.
Menzione particolare va al personaggio di Henri (Patrick D’Assumçao), metafora di una buona parte della comunità gay, che osserva da lontano la vita che scorre perché incapace di decidere da che sponda del lago stare.
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